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Per tracciare la raccolta differenziata e distinguere i cittadini virtuosi da quelli meno ecologisti è stato creato un microchip da apporre alle buste.
Queste buste sono identiche in tutto e per tutto alle classiche buste nere da immondizia, con una differenza sostanziale: al loro interno hanno un microchip in grado di rilevare tutte le informazioni necessarie.
Ogni microchip è numerato e identifica i rifiuti di ogni singola famiglia. Potrà essere utilizzato per rilevare non solo chi ricicla, ma COME lo fa. In questo modo sarà possibile delineare un profilo dei cittadini più virtuosi, adattando la Tari (la tassa sui rifiuti) di conseguenza.
Tracciamento della raccolta differenziata con microchip: come funziona?
La raccolta differenziata viene tracciata grazie a un pratico sistema di microchip.
Ogni rotolo di buste viene contrassegnato con un codice, quindi viene assegnato a una specifica famiglia. Ogni volta che il sacchetto dell’immondizia pieno verrà portato all’isola ecologica o al centro di smaltimento dei rifiuti, il chip analizzerà il contenuto all’interno del sacchetto.
Questo piccolo scanner verificherà la presenza di rifiuti non adatti o mal riciclati con una segnalazione elettronica. A quel punto si collegherà il sacchetto di rifiuti alla famiglia, che verrà multata.
I cittadini più bravi saranno invece premiati: Virginia Raggi ha stabilito una diminuzione della Tari a tutti i romani virtuosi, pratica che ha preso campo anche in altre regioni d’Italia.
Gli esperimenti urbani e il tracciamento della raccolta differenziata con microchip si stanno diffondendo in tutta Italia, e si prevede una copertura totale entro la fine del 2018.
Perché fare la raccolta differenziata?
A prescindere dalla presenza o meno del microchip nella raccolta differenziata, la differenziazione dei rifiuti è una buona norma da applicare nella vita di tutti i giorni.
I benefici per l’ambiente sono notevoli: riduce gli sprechi, favorisce il riciclo e diminuisce la produzione di materiali ad alto tasso di inquinamento.
Riciclare correttamente la plastica, ad esempio, permette di investire in tonnellate e tonnellate di rifiuti difficilmente decomponibili. Una semplice bottiglia di plastica impiega oltre 400 anni a decomporsi, mentre riciclandola correttamente può essere utilizzata per la produzione di nuove bottiglie e nuove confezioni.
Raccolta differenziata: cosa dice la legge?
Se però non vi interessa particolarmente l’aspetto ecologico, vi daremo il punto di vista legale sulla raccolta differenziata. In quasi tutta Italia è infatti un obbligo di legge, perché riduce gli sprechi e permette di diminuire le emissioni di gas serra.
Già dal 1975 la CEE aveva promulgato la direttiva 75/442, obbligando gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per incentivare e promuovere il riciclo dei rifiuti.
Dopo la diffusione di questa prima direttiva, anche l’Italia ha voluto schierarsi dalla parte di una politica più ecologista. Il decreto Legge 3/4/06 n. 152, detto anche “norme di tutela ambientale” incentiva di fatto la valutazione ambientale strategica (VAS) e la prevenzione dell’inquinamento.
Se in una zona a obbligo di raccolta differenziata si evita il riciclo, la sanzione scatta automatica. Tirate fuori i portafogli, perché rischiate fino a 500€ di multa!
Raccolta differenziata con microchip: ne vale davvero la pena?
Sicuramente il microchip interno può aiutare a sensibilizzarci su una maggiore responsabilizzazione della gestione rifiuti, ma non può essere una soluzione definitiva.
Questo piccolo esperimento serve a valutare sia il reale impatto dei cittadini nei confronti della raccolta differenziata, sia a capire in cosa e come migliorare. Un esperimento in cui entrambe le parti (cittadini e comune) si impegnano a dare il meglio di sé in un argomento così delicato.
Quindi SI, per noi è davvero una soluzione utile, almeno per il momento.
Se siete tanto ecologici e risparmiatori, riutilizzate borse della spesa e packaging piuttosto che produrre sacchi specifici, con o senza microchip