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Lo scorso secolo è caratterizzato dalle più grandi scoperte e dalle più grandi disfatte. L’intelletto dell’uomo si è spinto più in là di ogni limite e, come per Ulisse, molte delle sue scoperte – strabilianti – sono state accompagnate alla più severa delle condanne: la dannazione, portata dal genocidio.
Le due grandi guerre, le bombe nucleari, gli stermini, la guerra fredda, Chernobyl.
Il disastro di Chernobyl fu il più grave incidente nucleare mai capitato in centrale e avvenne durante l’esecuzione di un test di simulazione di guasto. Dopo questo accadimento si è intrapresa la decisione di eseguire le prove unicamente “a progetto”, ovvero in simulazioni informatiche basate su calcoli che simulano le peggiori condizioni possibili.
Avvenne il 26 aprile del 1986 al reattore numero 4, Lenin, nel cuore della notte – all’1.20- in Ucraina settentrionale (in quegli anni ancora facente parte dell’Unione Sovietica), a 18 km dalla città di Chernobyl e prossima al confine con la Bielorussia.
In pochi secondi, l’area circostante è stata bombardata con un rilascio radioattivo 400 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima.
Che cosa accadde in questa centrale nucleare?
Secondo l’International Nuclear Event Scale (INES), ossia una scala usata per misurare le radiazioni – concettualmente simile a quella utilizzata per i terremoti – questo evento fu il più grande disastro di origine antropica (ossia causato dall’uomo) di tutti i tempi.
Secondo tale scala gli eventi vengono classificati con un punteggio da 0 a 7 e allo scoppio del reattore, così come accadde per Fukushima nel 2010, fu assegnato il valore 7, il più grave in assoluto.
Stando a quanto riportato dal Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche (UNSCEAR), il giorno prima che accadesse la catastrofe gli operatori, violando le norme di sicurezza durante una manutenzione ordinaria, disabilitarono le attrezzature degli impianti sul reattore numero 4, interropendo la normale funzione dei meccanismi automatici di spegnimento, essenziali all’interno delle centrali nucleari che contengono materiale fissile estremamente moltiplicante.
Nel momento in cui le barre di sicurezza si abbassarono nel fluido refrigerante (in questo caso acqua, che ha anche la funzione di moderatore, ovvero di rallentatore dei neutroni che svolgono le reazioni), essendo a temperature molto elevate, liberarono un’enorme quantità di vapore che, a causa di un difetto di progettazione del reattore, ha innescato un’ancora maggiore reattività nel cuore nucleare del 4.
Il conseguente aumento di potenza risultante dal vapore provocò un’enorme esplosione che staccò la copertura di 1000 tonnellate che era stata posta sopra il nocciolo del reattore. Ovviamente questo avvenne con le relative emissioni di radiazioni in atmosfera e interrompendo il flusso del liquido di raffreddamento.
Pochi secondi dopo ci fu una seconda esplosione, ancora più potente rispetto alla prima che distrusse l’intero edificio del reattore e rilasciò un fiume di grafite bollente (altro materiale moderatore) attorno al reattore già distrutto e al 3.
La città più vicina, Pripyat, a pochi km di distanza dalla centrale nucleare, venne evacuata e ancora oggi è considerato un villaggio fantasma, ridotto alle ceneri degli errori altrui, con la sola colpa di essere il vicino di casa di un mostro troppo ingombrante.
In totale vennero sfollati circa 116000 abitanti che avevano domicilio nel raggio di 30 km dalla zona contaminata.
Quali sono le conseguenze dell’incidente?
L’ UNSCEAR, la FAO e più di 100 esperti chiamati per indagare sull’incidente nucleare di Chernobyl hanno dichiarato che ci sono 30 morti (inizialmente stimati pari a 65) accertati con sicurezza per causa diretta in seguito all’esplosione.
Fra la popolazione che all’epoca era di età compresa tra gli 0 e i 18 anni, dal 1986 al 2005 sono 4000 i casi di tumore alla tiroide, di cui 9 morti per degenerazione del tumore, altri 6 morti invece per cause diverse non imputabili al tumore.
A queste si aggiungono le leucemie, aborti spontanei, malformazioni alla nascita, infertilità e altri danni che sono causati dalle fortissime radiazioni in atmosfera e trasportate dai venti e che sono ancora presenti.
Come si presenta la situazione a Chernobyl oggi?
Secondo le stime del Center for Russian Enviromental Policy di Mosca e delle pubblicazioni del New York Academy of Sciences il conto dei morti ammonta ad una cifra superiore al milione di persone, anche se sono state messe in dubbio le basi dello studio.
Gli effetti della tragedia nucleare di Chernobyl continuano a gravare sulla popolazione, poiché i terreni contaminati, le falda acquifere, l’atmosfera sono ancora cause di tumori – soprattutto alla tiroide – e di malformazioni congenite.
Successivamente alla scoppio del reattore, anche l’indipendenza da Mosca e la relativa improvvisa mancanza di materie prime, costringono la città ad un’estrema povertà gli abitanti, che vivono solo di quei terreni che sono ancora fortemente radioattivi.
Per di più, durante il primo anni di indipendenza, la maggior parte delle risorse governative sono state impiegate per la costruzione di case per gli sfollati e per la messa in sicurezza del reattore (attualmente coperto da un sarcofago che contiene le scorie e non ne permette la fuoriuscita).
Ad oggi, nonostante la contaminazione da Cesio 137 e Stronzio 90 sia diminuita di un fattore due e quella da Iodio 137 sia sostanzialmente azzerata, oltre 10.000 chilometri quadrati di territorio sono e resteranno ancora per molte migliaia di anni inutilizzabili e 4.5 milioni di persone – stima ufficiale dell’Iaea – abitano in zone ufficialmente contaminate.
Ma, oltre alle conseguenze sanitarie, anche quelle economiche gravano ancora fortemente. Il disastro è costato almeno 235 miliardi di dollari su un periodo di 30 anni, calcolando l’impatto dei costi sanitari, l’abbandono di miniere e fattorie, la perdita di oltre 200mila ettari di superficie agricola e 1.900 chilometri quadrati di foresta. E queste potrebbero essere stime ottimistiche perché sono ancora tantissime le spese che il governo deve affrontare per i malati.
Ma vi è anche un ulteriore e più impalpabile danno: quello sociale. Dopo il disastro nucleare di Chernobyl la paura del nucleare rimane fortissima, nonostante sia tra le energie più “pulite” esistenti. Ma quelle radiazioni invisibili, quelle particelle che sembrano non andare mai via, sono molto letali e fanno paura, perché ancora oggi l’Europa ne paga il prezzo.