Sommario Contenuti
In questo articolo parleremo di quella che è un po’ la macchia del nostro sistema energetico nazionale: se sul territorio italiano la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili raggiunge quasi il 40%, le isole minori (ad esempio Lampedusa, il Giglio, Favignana) non essendo collegate alla rete elettrica, possono contare solamente su dei vecchi impianti di produzione a gasolio, poco efficienti e molto inquinanti.
Se pensiamo alla bellezza paesaggistica di questi luoghi, fa ancora più male sapere che vengono inquinate quotidianamente, quando esistono alternative molto più ecologiche. Basti pensare che essendo delle isole, hanno sicuramente la possibilità di sfruttare il moto ondoso del mare e la velocità del vento lontano dalla costa è più elevata perché non ci sono ostruzioni.
La transizione energetica delle isole italiane è quindi lenta. L’energia prodotta tramite gli impianti fossili è molto costosa, la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica sono affidate allo stesse ente, pratica invece non permessa sulla terraferma e che rischia di creare nelle amministrazioni locali fenomeni di corruzione. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha affermato che il governo ha intenzione di porre rimedio a questa situazione migliorando gli impianti a gasolio già esistenti. Secondo me non è la soluzione ottimale.
Le Isole da cui l’Italia dovrebbe prendere esempio
Un’ottima alternativa è stata proposta da uno studio di Legambiente, che segue un’analisi pubblicazione di Greenpeace datata 2014. Il documento, chiamato “11 Isole in transizione verso 100% rinnovabili”, prende in esame altrettante isole sparse per il mondo che stanno muovendosi a grandi passi verso un futuro di energia totalmente sostenibile.
Dai Mari del Nord all’Oceano Pacifico, oggi molte grandi e piccole isole sono diventate un cantiere di innovazione energetica dimostrando come sia possibile puntare sulle rinnovabili per rispondere a tutti i fabbisogni energetici. L’esempio arriva dall’isola di El Hierro (Spagna), di Samso (Danimarca), Eigg (Scozia), Bonaire (Paesi Bassi), Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), Tokelau (Nuova Zelanda), Aruba (Paesi Bassi), Muck (Scozia), White (Inghilterra) e Gigha (Scozia): sono queste le 11 isole, segnalate dal dossier, che hanno puntato sulle fonti rinnovabili e sull’innovazione energetica.
A detenere il record mondiale è l’isola di El Hierro (favorita anche dal fatto di essere la più piccola e la più sud-occidentale di tutto l’arcipelago delle Isole Canarie, che si trova nell’Oceano Atlantico) la prima ad aver raggiunto l’autosufficienza energetica grazie alle energie rinnovabili e alla grande mobilitazione dei suoi cittadini. Da giugno 2014 i circa 10 mila abitanti usufruiscono, per la produzione di energia elettrica, di un sistema di impianti idroelettrici e di impianti eolici. Inoltre è attualmente in studio un sistema di mobilità elettrica per tutta l’isola, che sarà gratuitamente utilizzabile da tutta la popolazione.
Ma anche le altre 10 isole non hanno nulla da invidiare: ad esempio a Samso (dipendente politicamente dalla Danimarca, ma ha ampi margini di libertà di azione. È da tempo nella lista delle isole a impatto ambientale limitato) sistema di impianti da fonte rinnovabile ha reso l’isola energeticamente indipendente, mentre l’isola di Pellworm (localizzata in territorio tedesco, nel Mare del Nord, è il modello da cui l’intera nazione prende spunto) produce tre volte la richiesta elettrica dei suoi 1.200 abitanti grazie ad un sistema energetico costituito da otto pale eoliche, ad una centrale solare e ad impianti di cogenerazione.
In arrivo un Decreto per la diffusione di energie rinnovabili sulle isole minori italiane
Importanti novità sono arrivate da un convegno del 4 maggio, organizzato a Roma dal Coordinamento FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), nel quale si è discusso di opportunità, vantaggi e svantaggi di un approvvigionamento energetico esclusivamente da fonti di energia pulita nelle isole minori italiane.
Entro l’estate il Ministero dello Sviluppo Economico approverà un decreto con obiettivi al 2020 per la diffusione delle rinnovabili nelle isole. Inoltre è stato depositato in questi giorni presso la commissione ambiente del Senato un disegno di Legge che individua gli interventi necessari per la valorizzazione, lo sviluppo socio-economico, la tutela e la messa in sicurezza del territorio delle isole più piccole. Tra questi, appunto, lo sviluppo delle rinnovabili, della mobilità sostenibile, di una gestione intelligente dei rifiuti e interventi per la riqualificazione energetica degli edifici.
Dal punto di vista strettamente pratico, la riduzione del prezzo per l’installazione e la manutenzione degli impianti solari, la diffusione sul nostro territorio di piccoli impianti eolici (per l’off-shore c’è ancora da vincere la resistenza di chi è contrario per motivi di impatto visivo) e l’evoluzione delle tecnologie di accumulo e stoccaggio dell’energia elettrica non possono far altro che farci sperare in bene per i piccoli paradisi terresti che giacciono tutt’intorno alle coste italiane.
Abbiamo visto come in tutto il mondo si stia preparando una svolta: rendere indipendenti dal punto di vista energetico le isole minori, dimostrando la maturità delle tecnologie rinnovabili ad ora esistenti. In Italia è l’ora di disincentivare completamente la produzione da fonti fossili, creare delle microreti e i software per controllarle sulle isole, snellire le procedure burocratiche per la realizzazione di nuovi impianti (d’accordo con il Ministero dei Beni Culturali) e incentivare le società energetiche isolane a cambiare approccio e trasformare le isole in FOSSIL-FREE.