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La consapevolezza che ci siano in atto dei cambiamenti climatici piuttosto consistenti fa parte del bagaglio culturale di una considerevole parte della popolazione del nostro pianeta, e non è più conoscenza dei soli scienziati. La dimostrazione di quella che fino a 10 anni fa veniva considerata solo una teoria, viene dai sempre più frequenti fenomeni atmosferici che avvengono o in certe parti del mondo dove precedentemente non c’era alcun pericolo oppure in stagioni che abitualmente non erano indicate dai meteorologi come a rischio uragani, grandinate, piogge torrenziali, ecc.
A cosa sono dovuti i cambiamenti climatici in Europa?
Ciò che si sa per certo è che le catastrofi atmosferiche derivano da importanti cambiamenti climatici, dovuti in gran parte alle emissioni di agenti inquinanti fin dall’inizio dell’epoca industriale, a partire da metà del 1800. Ad esempio l’Effetto Serra, quel fenomeno per il quale buona parte dei raggi solari incidenti sulla Terra, non riescono ad uscire dall’atmosfera per colpa di una “cupola” di gas inquinanti che si è formata negli anni e che quindi li costringe a rimanere intrappolati, è la causa di un aumento della temperatura media terrestre, che a sua volta causa lo scioglimento dei ghiacciai, a cui è associato l’innalzamento del livello di mari e oceani e così via.
Come si stanno comportando i paesi europei per evitare questi imminenti cambiamenti climatici?
Questa situazione è sotto gli occhi di tutti, non si può più far finta di niente e sperare che sia dovuta al naturale andamento della vita sulla Terra. Per fortuna a partire dal Protocollo di Kyoto nel 1997, fino alla più recente Conferenza delle Parti di Parigi del novembre 2015, anche i leader delle nazioni più inquinanti sembrano aver preso sul serio il rischio di un cambiamento irreversibile delle condizioni climatiche nei prossimi 50 anni.
Il documento redatto al termine della COP di Parigi, prevede misure drastiche per far si che la temperatura media terrestre non salga più di 2 gradi centigradi entro il 2050, sforzandosi concretamente per limitarne la crescita di 1.5 °C. Limiti che forse non basteranno nemmeno ad assicurarci un futuro limpido e senza cataclismi, come invece una riunione di 170 Capi di Stato avrebbe dovuto garantire. La decisione è stata presa, ora bisogna agire e sperare che le misure precauzionali prese bastino a garantire alle generazioni future un clima mite almeno per i prossimi 50 anni.
Quel che è certo è che le “stranezze climatiche” ci accompagneranno ancora per lungo tempo. I sostenitori del pensiero AGW (riscaldamento globale per cause antropiche, relative alle azioni umane) hanno realizzato uno studio su 8 paesi europei e l’han presentato al Centro Internazionale Studi Cambiamenti Climatici. La conclusione a cui sono arrivati si può riassumere in una loro frase: “Avverranno numerosi cambiamenti nel clima del vecchio Continente: le temperature saliranno così tanto da modificare usi e costumi, ma incideranno anche sull’economia”. Il fatto che anche i mercati finanziari saranno modificati dal cambiamenti climatici, ha portato le maggiori potenze economiche ad interessarsi al problema.
La ricerca è stata conclusa dopo 3 anni di lavoro, nei quali con strumenti e modelli matematico-statistici si sono fatte delle previsioni su quello che sarà il clima fino al 2070 e quali saranno le conseguenze su vari temi, come i bacini d’acqua, il turismo, l’agricoltura, i boschi, l’approvvigionamento energetico e la sicurezza della popolazione.
Quali saranno le conseguenze di ciò?
Per quanto riguarda il tema strettamente legato all’aumento di temperatura: “Le ondate di caldo saranno più intense e persistenti, mentre le stagioni fredde saranno più brevi. Le precipitazioni diminuiranno nell’area mediterranea e aumenteranno in Scandinavia (circa il 15% in meno nel Sud Europa e la stessa percentuale in più nel Nord). Le zone del Mediterraneo subiranno lunghi periodi di siccità d’estate e piogge torrenziali con allagamenti d’inverno, i temporali invernali aumenteranno soprattutto nell’Europa orientale. I giorni con temperature sotto lo zero diminuiranno fino a quattro mesi nel Nord Europa entro il 2070.” Se ad esempio in Italia siamo abituati a un clima torrido e secco d’estate, le nazioni maggiormente colpite nel proprio modo di vivere saranno Svezia, Danimarca e Norvegia.
Come cambieranno le abitudini dei cittadini europei?
Naturalmente il settore in cui noi cittadini sentiremo maggiormente il peso dei cambiamenti climatici è relativo alla produzione di beni alimentari: “L’agricoltura subirà delle perdite a causa della riduzione dei raccolti. Le colture avranno un periodo di crescita minore, saranno possibili maggiori stress termici durante il periodo della fioritura e un maggior rischio di allagamenti durante quello della semina. Queste condizioni saranno avvertite con maggiore entità nel sud del Mediterraneo. È atteso anche un maggior rischio di incendi dei boschi per un aumento di giorni secchi e caldi.”
Economicamente il settore terziario, turismo in primis, cambierà volto: “I periodi di siccità intensa e prolungata cambieranno le abitudini degli europei in fatto di vacanze estive: le ferie primaverili saranno preferite rispetto a quelle di ferragosto e gli abitanti del sud Europa dovranno spostarsi più a nord, in cerca di refrigerio. Gli sport invernali saranno praticabili probabilmente solo grazie alla neve finta“.
Anche la fonte rinnovabile per eccellenza, l’idroelettrico, subirà degli abbassamenti di produzione, poiché l’acqua diventerà ancor più importante come bene primario.
Insomma questi sono gli scenari apocalittici previsti da uno studio di persone informate su ciò che sta accadendo al nostro pianeta. Siamo in grado noi singoli cittadini di dare una mano perché tutto questo non succeda?