Ormai da qualche tempo l’Islanda ha compreso la ricchezza del suo territorio e la meravigliosa opportunità che questo può offrire, specialmente per quanto riguarda l’energia.
Per esempio, molto rilevante è l’energia geotermica.
L’energia geotermica è l’energia che è generata per mezzo delle fonti geologiche, come vulcani o rocce, al fine di sfruttarne il calore. Essa è considerata una forma di energia alternativa e rinnovabile.
Il calore viene rilasciato naturalmente dalla Terra grazie al gradiente geotermico dovuto all’energia termica rilasciata dai processi di decadimento nucleare naturale di elementi radioattivi come, per citarne alcuni, uranio, torio, potassio e altri, tutti in ogni caso contenuti naturalmente all’interno della Terra, nel nucleo, nel mantello e nella crosta terrestre (ma solo negli strati più profondi).
Infatti, penetrando in profondità nella superficie, la temperatura diventa via via gradualmente più elevata.
Questa aumenta mediamente di circa
- 30 °C per km nella crosta terrestre;
- 80 °C ogni 100 km nel nucleo e nel mantello.
Ovviamente tali valori sono valori medi, poiché in alcune zone si possono trovare dei gradienti di temperatura decisamente maggiori o minori, ma la maggior parte di tali giacimenti sono dislocati a profondità così elevate da non riuscire a sfruttarne le potenzialità con le tecnologie odierne.
Le zone di anomalia termica positiva sono opportunamente individuate e misurate dai geologi e lì si trovano i serbatoi o giacimenti geotermici. In alcune zone particolari si possono presentare delle condizioni in cui la temperatura del sottosuolo è più alta della media (zona di serbatoio), come per esempio in prossimità di vulcani o particolari fenomeni tettonici.
Questi luoghi, essendo più caldi, fanno sì che l’energia venga recuperata più facilmente. Per esempio, vengono convogliati i vapori provenienti dalle sorgenti d’acqua del sottosuolo verso apposite turbine che sono state adibite alla produzione di energia elettrica. In questo modo il vapore acqueo è adibito anche per il riscaldamento urbano, le coltivazioni nelle serre e il termalismo.
Per riuscire ad alimentare la produzione del vapore acqueo si ricorre spesso all’immissione di acqua fredda in profondità. Questa tecnica è molto utile per mantenere costante il flusso del vapore. In questo modo si riesce a far lavorare a pieno regime le turbine e produrre calore con continuità.
E in Islanda?
L’Islanda è un Paese unico nel panorama mondiale poiché più del 50% della sua energia proviene dalla geotermia rinnovabile. Attualmente circa il 30% dell’elettricità viene prodotta grazie allo sfruttamento dei vapori del sottosuolo e gran parte della popolazione riceve il riscaldamento con acque provenienti da fonti geotermiche. A Reykjavik ci sono strade che sono provviste di sistemi sotterranei che utilizzano l’acqua molto calda per sciogliere la neve, sempre molto abbondante e che danneggia molto il traffico, cosa non particolarmente opportuna nella città principale dell’isola.
La Terra islandese si trova nel mezzo della dorsale medio-atlantica. Diverse fasi di attività vulcanica hanno contribuito alla sua formazione ed una faglia vulcanica divide l’isola da sud ovest a nord est. Le due parti si separano continuamente con una a velocità di circa due centimetri l’anno (quindi molto velocemente).
Questi continui smottamenti favoriscono i gradienti di temperatura. La forte energia geotermica che la caratterizza produce 30 sistemi vulcanici e 600 sorgenti di acqua calda e geyser.
Inoltre, sull’Isola sono presenti circa 120 montagne vulcaniche. Quando il magma sale verso la superficie, l’acqua che scorre tra le rocce si riscalda e diventa un serbatoio, il cui calore viene utilizzato per produrre elettricità (o altro) ad industria, edifici pubblici, case.
L’acqua che si riscalda e diventa vapore viene utilizzata per alimentare le turbine (che trasformano l’energia termica in energia meccanica) che poi, grazie ad un alternatore, convertono ulteriormente l’energia meccanica in energia elettrica.
Ólafur G. Flóvenz, il direttore del GeoSurvey, un’organizzazione governativa senza scopo di lucro che reinveste tutti i ricavati dei vari guadagni in ricerca, ha spiegato: « Abbiamo una condizione geologica molto favorevole perché una continuazione dell’asse terrestre della dorsale oceanica attraversa l’Islanda da sud-ovest a nord-est formando una cintura di vulcanismo e rifting che è caratterizzata da numerosi vulcani attivi e dai relativi campi geotermici ad alta temperatura con fluidi endogeni che raggiungono anche temperature superiori ai 200 ° C a un km di profondità. Fuori della zona vulcanica vi sono poi abbondanti risorse geotermiche a media e bassa temperatura a causa dell’attività tettonica e sismica».
L’evoluzione della produzione di energia geotermica in Islanda è iniziata circa un secolo fa e all’inizio si è sviluppata lentamente. Ma è stata soprattutto la seconda guerra mondiale a dare un forte impulso all’innovazione in tale ambito, in crescita anche grazie alla grande crisi petrolifera degli anni ’70.
Infatti, i prezzi impennati, hanno spinto la popolazione a cercare una valida alternativa. È anche opportuno sottolineare che l’Islanda dipende dall’estero per la maggior parte dei beni. Essendo isolata deve importare cibo, vestiti, risorse e tutto ciò ha un costo esagerato. Per questo per loro la Terra è vitale, perché permette di raggiungere una maggiore indipendenza politica ed economica.