La fratturazione idraulica o fracking (dall’inglese, per esteso, hydrofracking) in geotecnica è definito come “lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo”. La fratturazione, (detta in inglese frack job), viene eseguita dopo una trivellazione entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o del gas da argille contenuti nel giacimento e incrementarne il tasso di recupero.
Le fratture idrauliche nelle rocce possono essere sia naturali che create appositamente dall’uomo. Le fratture idrauliche naturali più comuni sono i dicchi e i filoni-strato, oltre alle fessurazioni causate dal ghiaccio nelle aree con climi freddi.
Quelle create dall’uomo vengono indotte in profondità in ben precisi livelli di roccia all’interno dei giacimenti di petrolio e gas, estese pompando fluido sotto pressione e poi mantenute aperte introducendo sabbia, ghiaia, microsfere di ceramica come riempitivo permeabile; in questo modo le fratture create non possono richiudersi quando la pressione dell’acqua viene meno.
Il fracking è stato largamente utilizzato soprattutto negli Stati Uniti. Già nel 1947 la Stanolind Oil and Gas Corporation provò in Kansas a stimolare, con scarsi risultati, l’erogazione di petrolio da siti scarsamente produttivi. La prima compagnia a brevettare un tecnica di fratturazione idraulica fu la Hailburton Oil Well Cementing Company nel 1949. La tecnica vene nominata hydrafrac e fu un immediato successo, visti gli aumenti in produzione che provocò la sua introduzione.
Questa tecnica dunque è utilizzata per aumentare, ristabilire, o meglio massimizzare il ritmo di estrazione di fluidi come petrolio, gas e acqua, inclusi giacimenti non convenzionali. La fratturazione idraulica permette l’estrazione di idrocarburi da rocce a bassa permeabilità (per esempio calcari compatti, arenarie ben cementate e argille), da cui altrimenti non fluirebbero in quantità tali da permettere l’estrazione ad un tasso economicamente conveniente. Le fratture sostanzialmente aumentano la permeabilità delle rocce, aumentando la portata dell’estrazione.
I rischi ambientali del fracking
Quali sono però i lati negativi del fracking, largamente adoperato specialmente negli Stati Uniti?
La fratturazione idraulica è sotto monitoraggio a livello internazionale a causa di preoccupazioni per i rischi di contaminazione chimica delle acque sotterranee e dell’aria. In alcuni paesi l’uso di questa tecnica è stata sospesa o vietata.
Nel Marzo del 2014 la rivista Endocrinology ha pubblicato un articolo legato alle attività estrattive del Colorado, dal titolo “Estrogen and androgen receptor activities of hydraulic fracturing chemicals and surface and ground water in a drilling-dense region”: i ricercatori hanno analizzato le acque di Garfield County, Colorado, zona dove sono molto presenti pozzi di shale gas (gas metano ottenuto da fonti non convenzionali).
I campionamenti mostrarono che anche la presenza di “livelli moderati” di sostanze chimiche dei fluidi usati per fare fracking avevano la potenzialità di interferire con il funzionamento normale degli ormoni. Un coautore dello studio, Christopher Kassotis, sostiene che gli alti livelli di alterazione del funzionamento degli ormoni sono collegati ad infertilità, cancro, e danni alla nascita.
Ma i pericoli per la salute non si limitano soltanto alle possibili emissioni. Le tecniche di microfratturazione idraulica del sedimento possono, in taluni casi, generare una sismicità indotta e localizzata.
Alcuni terremoti superiori al 5° grado della Scala Richter, non connessi ad interventi di fratturazione idraulica bensì ad immissioni di smaltimento di fluidi nel sottosuolo profondo, sono stati registrati nell’impianto militare Rocky Mountain Arsenal, vicino a Denver in Colorado.
Nel 1967, dopo l’iniezione di 17 – 21 milioni di litri al mese di liquidi di scarto a 3.670 metri di profondità, furono registrate una serie di scosse indotte localizzate nell’area, con una punta massima di magnitudo compresa fra 5 e 5,5. Più recentemente, nel 2011 un terremoto di magnitudo 5,7 ha colpito lo stato americano dell’Oklahoma dopo che un impianto aveva iniettato acqua ad alta pressione nel sottosuolo.
Tuttavia, nonostante una parte dell’opinione pubblica e alcuni ambientalisti denuncino la pericolosità del fracking dal punto di vista della sismicità indotta, non sono stati mai pubblicati lavori scientifici che supportino tale ipotesi.
Associazioni ambientaliste, soprattutto negli USA, portano avanti una battaglia soprattutto legata allo spreco di acqua che deve essere iniettata nel sottosuolo. Quand’anche non venisse utilizzata l’acqua, c’è la tendenza ad usare fluidi di scarto industriali, che potrebbero compromettere le falde acquifere nel sottosuolo. Secondo alcuni studi indipendenti, non tutto il fluido utilizzato per il fracking viene asportato dal sottosuolo, ma circa il 20% rimane nelle falde in profondità.
Nel nostro paese, la commissione Ambiente della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione che esclude ogni attività legata al fracking. La decisione, assunta in base al principio di precauzione, è simile a quella presa da altri paesi europei in attesa di conoscere meglio le conseguenze ambientali di questa forma di estrazione del gas. Esistono però giacimenti in Emilia Romagna, che però se venissero estratti utilizzando il fracking, potrebbero andare a destabilizzare a livello sismico l’area, già a rischio.
Sull’argomento esistono diversi documentari interessanti. Il primo è GASLAND candidato al premio oscar nel 2011 e vincitore di diversi premi, che documenta gli effetti del fracking nelle zone rurali americane, dove falde acquifere e giacimenti sono decisamente troppo vicini.
Nel documentario Josh Fox, intervista persone direttamente toccate dai problemi derivanti dal fracking (portatori di malattie particolari, persone che non hanno più accesso ad acqua potabile, perfino alcuni che hanno acqua mista a metano che esce dal rubinetto che prende fuoco); prende campioni d’acqua e richiede l’aiuto di esperti e scienziati.
Gasland ha avuto tale successo che Fox ha pubblicato una seconda parte nel 2013. Un terzo lungometraggio interessante è Promised Land con Matt Damon, che documenta simili avvenimenti e problematiche.