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Tramite comunicato stampa del Kyoto club scopriamo con sorpresa che l’Italia è diventata la prima della classe in termini di riciclo dei rifiuti.
Staccando di oltre 23 punti la Francia, l’Italia domina il mercato del riciclo Europeo con il 76,9% di rifiuti avviati a riciclo. Un dato fenomenale che possiamo guardare con soddisfazione.
Il riciclo dei rifiuti in Europa: ecco le pagelle.
L’Italia non sente competizione, e schizza ai vertici del riciclo europeo con valori da capogiro.
La media Europea si attesta infatti al 36,2%, meno della metà della quota raggiunta dal Bel Paese. Non solo: i nostri cugini d’oltralpe si fermano a un 53,6%, seguiti dal resto dei paesi europei con valori sempre più bassi.
Il merito è delle iniziative dei comuni, che hanno sensibilizzato l’opinione dei cittadini con attività sempre più meritevoli nell’ambito della tracciabilità e del riciclo dei rifiuti (come nel caso dei chip per la differenziata).
In ogni caso i rifiuti smaltiti in Italia sono principalmente i riciclabili tradizionali, (carta, plastica, vetro etc), che vengono trasformati per dare vita a nuovi prodotti.
Ma perché l’Italia si attesta a questo inaspettato primo posto, sbaragliando la concorrenza?
Rifiuti in Italia e termovalorizzatori.
Il dato che fa riflettere è la nostra quota di rifiuti differenziati, che supera addirittura i paesi del Nord Europa, da sempre virtuosi nel settore.
La risposta a questo tacito interrogativo viene direttamente dal Ministero dell’Ambiente, che ci suggerisce di pensare alla quota di rifiuti smaltita nei termovalorizzatori, utilizzati per riscaldare le abitazioni private nei paesi nordici.
Svezia, Norvegia e Finlandia differenziano tanto (forse anche più di noi), ma destinando oltre il 50% dei propri rifiuti ai termovalorizzatori la quota di prodotti riciclati si abbassa notevolmente.
In Italia sono presenti oltre 50 inceneritori, ma non generano abbastanza energia per poter riscaldare una nazione intera.
Per questa ragione abbiamo preferito optare per un sistema di consorzi destinati alla raccolta differenziata, ognuno dei quali si occupa di uno specifico settore:
► CONAI per gli imballaggi industriali.
► COUU per il recupero degli oli esausti.
► CONOE per il riciclo di grassi animali e vegetali.
► COBAT peer le il riciclo di batterie e apparecchi elettronici.
► ECOPNESU per i pneumatici e le gomme industriali.
Un circolo virtuoso che riesce a mettere d’accordo tutti.
Riciclo in Italia e vantaggi economici
Il riciclo è un’occasione importante per l’Italia di guadagnare in PIL e posti di lavoro. L’industria dello smaltimento dei rifiuti e conseguente differenziazione ha portato infatti come risultato un introito per lo Stato di 12,6 miliardi di Euro.
Un dato straordinario che ci fa riflettere sull’importanza di una corretta raccolta differenziata. A partire dal 1999 l’Italia ha fatto passi da gigante, passando dal 29% di rifiuti riciclati al 76,9%, ma la strada è ancora lunga.
Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione dello sviluppo sostenibile, per raggiungere gli obiettivi della circular economy europea è necessario migliorare le politiche di riciclaggio all’interno delle singole filiere produttive.
Bisogna inoltre trovare maggiori e più vasti utilizzi per impiegare utilmente le biomasse riciclate, rendendole immediatamente fruibili dal nostro sistema. In ogni caso non si tratta di obiettivi irraggiungibili: a partire dal 2011 l’Italia si è impegnata in una crescita costante del 10%, gestendo in maniera virtuosa e consapevole i propri rifiuti e creando nuovi posti di lavoro.