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Se ne parla da mesi, ma cosa si intende con Plastic Tax? In questo articolo cercheremo di spiegarlo nel dettaglio, analizzandone motivazioni, modalità di attuazione e potenziali effetti.
Partiamo dagli ultimi sviluppi: la Plastic Tax è stata ridotta dopo il vertice del 6 dicembre scorso dell’85% rispetto agli importi ipotizzati inizialmente ed è stata fatta slittare a luglio rispetto al preventivato mese di aprile.
In origine doveva trattarsi di una tassa di un euro per ogni chilo di plastica monouso prodotta. Lo scopo dichiarato è quello di contribuire alla diminuzione dell’inquinamento da plastiche e microplastiche, uno dei più pericolosi per l’ambiente, in particolare per i mari.
Origini Europee
Con 560 voti favorevoli, 5 contrari e 28 astenuti, lo scorso 27 marzo il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva proposta dalla Commissione europea per diminuire l’utilizzo della plastica entro il 2021.
L’obiettivo è la riduzione dell’utilizzo di diversi prodotti che, proprio secondo la commissione, rappresentano il 70% di tutti i rifiuti marini. I residui di molte di queste plastiche e microplastiche finiscono nella catena alimentare: ingeriti dalle specie marine, tra cui pesci e crostacei, e poi a loro volta dall’uomo.
Al bando saranno messe:
- Posate usa e getta (coltelli, forchette, cucchiai ma anche bacchette)
- Piatti monouso
- Cotton fioc in plastica
- Cannucce
- Miscelatori per bevande
- Bastoncini per i palloncini
- Articoli in plastica ossi-degradabili, come sacchetti o imballaggi
- Contenitori in polistirolo espanso usati per il take-away.
Norme stringenti anche per altri prodotti che al momento non presentano valide alternative, come le bottiglie di plastica: il 90% dovrà essere raccolto dagli stati membri entro il 2029.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre garantire che almeno il 50% degli attrezzi da pesca contenenti plastica smarriti o abbandonati venga raccolto ogni anno.
L’accordo introduce inoltre il principio “chi inquina paga”, introducendo un elemento di responsabilità per i produttori.
Chi inquina paga
La Plastic Tax made in Italy, muovendo dalla direttiva europea, colpirà dal prossimo 1 luglio la plastica contenuta nei manufatti con singolo impiego, in sigla Macsi. In pratica tutti gli imballaggi in plastica. Quindi saranno tassati:
- Imballaggi “primari“, come bottigliette, sacchetti, vaschette in polietilene, buste dell’insalata, ma anche contenitori del latte o quelli per detersivi.
- Imballaggi “secondari”, cioè dispositivi realizzati “con l’impiego, anche parziale, di materie plastiche che consentono la chiusura, la commercializzazione o la presentazione” dei Macsi “o dei manufatti costituiti interamente da materiali diversi dalle stesse materie plastiche”: si parla quindi, ad esempio, della confezione che avvolge le bottiglie d’acqua e delle etichette che accompagnano molti alimenti.
- Imballaggi “terziari”, come il packaging degli elettrodomestici, le pellicole in plastica estendibile, il polistirolo.
L’imposta invece “non è dovuta sui Macsi che risultino compostabili in conformità alla norma UNI EN 13432”. Escluse, inoltre, le siringhe, perché rientrano tra “i dispositivi medici classificati” e altri oggetti in plastica, considerati “beni durevoli”, perché riutilizzabili, come le taniche e i contenitori per oggetti.
Il giudizio degli industriali
In maniera abbastanza prevedibile, il mondo degli industriali fa quadrato contro il provvedimento deciso dal governo. Secondo Confindustria, la misura “non ha finalità ambientali” e andrebbe a pesare troppo sui conti delle aziende.
Per Legambiente però le imprese potrebbero tranquillamente riassorbire i costi riorganizzando la produzione.
In ogni caso, anche se il costo alla fine ricadesse sul consumatore, che potrebbe comunque scegliere di acquistare acque con imballaggi già in linea con le direttive, l’impatto sarebbe minimo.
In media, infatti, una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo pesa circa 40 grammi. Mantenendo anche il valore di un euro di tassa per ogni chilogrammo di plastica, il costo, alla fine, sarebbe di 4 centesimi per una bottiglia. In pratica, se si considera una bottiglia d’acqua al giorno a testa, ogni persona pagherebbe 28 centesimi a settimana, cioè 14 euro l’anno.
Il giudizio degli ambientalisti
Per gli ambientalisti la tassa è una sferzata necessaria per arginare il problema dell’inquinamento da plastiche, che – sottolinea il direttore nazionale di Legambiente Stefano Ciafani sul Fatto Quotidiano – “Ha ripercussioni già sull’oggi, non solo sul domani”.
Secondo l’associazione la tassa andrebbe estesa agli altri 4 milioni di tonnellate utilizzati in edilizia, nell’automotive o per realizzare elettrodomestici.
Un’altra idea di Legambiente è quella di tassare la plastica all’origine, applicando l’imposta nella fase della consegna del polimero vergine a chi lo trasforma in imballaggio, in maniera che i produttori indirizzino le proprie scelte verso forme di progettazione che privilegiano altri materiali, come il polimero riciclato, o semplicemente diminuiscano il consumo, riducendo il peso dell’imballo.
In compenso per l’associazione ambientalista le esenzioni già previste per materiali compostabili o i prodotti usa e getta come le siringhe andrebbero estese anche agli stabilimenti che producono oggetti in plastica riciclata, attualmente invece inclusi tra i soggetti tassabili.