Più si va verso Nord e più se ne vedono di appuntiti e spioventi, più si scende verso Sud e più se ne vedono di piatti e schiacciati: il tetto è l’elemento strutturale che protegge il nostro nido dagli agenti atmosferici, un enorme ombrello in cemento e tegole che ci garantisce un luogo asciutto anche sotto il peggiore dei temporali.
Ma potrebbe non essere sempre così.
Infatti, il tetto riesce a svolgere il suo ruolo di “ombrello” grazie allo strato impermeabilizzante che viene installato (insieme ad altri elementi come isolante termico e barriera al vapore) tra il solaio e l’eventuale rivestimento, tipicamente in tegole.
Qualora tale strato fosse deteriorato e non perfettamente continuo si rischierebbero pericolose infiltrazioni nei locali sottostanti, con conseguente comparsa di macchie di umidità e maleodoranti muffe.
Questi problemi potrebbero affliggere non solo il vostro tetto ma anche terrazze e balconi, anch’essi protetti con impermeabilizzati e sempre esposti a piogge e nevicate.
Quindi, cosa fare se delle infiltrazioni di acqua ci stanno comunicando che il nostro tetto non è più impermeabilizzato a dovere?
Tante possibilità, zero infiltrazioni
Innanzitutto, bisogna controllare lo stato di conservazione degli appoggi sottostanti e l’esistenza di eventuali avvallamenti e/o pendenze così da evitare che si formino pericolosi ristagni d’acqua.
Dopodiché, si può passare alla scelta del materiale impermeabilizzante.
Sul mercato si trovano numerose possibilità, come:
- membrane bituminose;
- membrane polimeriche;
- membrane autoadesive;
- membrane autoprotette.
Le membrane bituminose sono le più diffuse quando si parla di impermeabilizzazione di tetti e terrazze. Sono prefabbricate e necessitano di una protezione superficiale. L’applicazione prevede l’impiego della classica fiamma libera.
Chi ha già uno strato di membrana bituminosa sul tetto e ha problemi di infiltrazione può tranquillamente sovrapporci uno nuovo strato di membrana. Si tratta della soluzione con il miglior rapporto qualità/prezzo e, inoltre, garantisce uno strato altamente impermeabilizzante, resistente e durevole nel tempo.
Le membrane polimeriche sono simili alle bituminose, ma sono caratterizzate da una percentuale di bitume inferiore al 50% e da polimeri plastici come il PVC o il polietilene.
Presentano un’ottima elasticità ma non possono essere usate per la posa su tetti trattati con bitumi, asfalti, catrami, solventi, oli e altri prodotti a base di idrocarburi. Inoltre, sono meno diffuse delle membrane bituminose probabilmente a causa della scarsa resistenza ai raggi UV.
Le membrane autoadesive possono essere sia bituminose, sia polimeriche. Rispetto alle suddette membrane bituminose, hanno il vantaggio di essere più facili da posare. Infatti, la posa sfrutta un sistema a freddo e non necessita di fiamme libere, anche se, per la posa laterale, è necessario utilizzare degli strumenti che generano aria calda senza fiamma.
Infine, ci sono le membrane autoprotette con rivestimento in rame, alluminio o ardesiate.
Tutti i sistemi visti finora, per garantire una buona impermeabilizzazione e resistenza nel tempo, richiedono un ulteriore strato di copertura, capace di proteggere l’impermeabilizzante dai danni dei raggi UV. Mentre, le membrane autoprotette, come indicato anche dal nome, possono essere lasciate a vista perché resistenti agli agenti atmosferici e ai raggi UV.
Lo strato di protezione può essere ardesiato o con lamine di rame o alluminio. Le membrane autoprotette rivestite con rame o alluminio sono più costose ma non sono soggette a usura, al contrario di quelle ardesiate.
La messa in opera è semplice (applicazione a freddo) e, inoltre, lo strato impermeabilizzante ottenuto riduce l’assorbimento di calore. Purtroppo, però, tale sistema non può essere utilizzato nel caso di terrazzi e balconi in quanto non sempre risulta calpestabile.
Insomma, al giorno d’oggi, impermeabilizzare il proprio tetto non è più una prerogativa dei soli addetti del settore edile: provateci, procedendo sempre con la dovute precauzioni.