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La Xylella (nome completo: Xylella Fastidiosa), dopo la sua prima comparsa, avvenuta nel 2013, non se n’è mai andata dall’Italia, anzi: di recente alcuni studiosi hanno affermato che i costi economici di questo patogeno mortale, che colpisce gli ulivi europei, potrebbero superare i 20 miliardi di euro.
E non è tutto: i ricercatori, tramite analisi effettuate anche sul campo, hanno già ipotizzato i peggiori scenari futuri provocati dalla diffusione della Xylella, che ha già provocato la scomparsa di centinaia di migliaia di aree di alberi in Italia.
Diffuso dagli insetti, adesso il batterio della Xylella, oltre che per l’Italia (in particolare per le regioni del Sud, come la Puglia), rappresenta una potenziale minaccia per le piantagioni di ulivi della Spagna e della Grecia.
La malattia, oltre ad uccidere la maggior parte degli ulivi e a mettere in ginocchio gli agricoltori, in futuro potrebbe portare anche ad un aumento del prezzo dell’olio extravergine d’oliva, facendolo diventare un lusso per pochi.
Xylella: perché è così pericolosa e come si manifesta?
Il batterio della Xylella è considerato uno degli agenti patogeni più pericolosi per le piante in qualsiasi parte del mondo. Purtroppo però, al momento, non esiste una cura efficace per combatterlo.
Può infettare gli ulivi, ma anche i mandorli, i susini e i ciliegi. È diventato però strettamente associato agli ulivi dopo che, nel 2013, venne scoperto un ceppo di Xylella negli ulivi della Puglia.
L’organismo viene trasmesso dagli insetti che succhiano la linfa dal tronco degli alberi, come le sputacchine.
L’infezione limita la capacità dell’albero di spostare acqua e sostanze nutritive nei suoi rami, nelle sue radici e nelle sue fronde, pertanto, con il passare del tempo, appassisce e muore.
Le piante infettate dal batterio, oltretutto, non sono più recuperabili, quindi gli agricoltori, per impedire la diffusione della Xylella, devono distruggerle per evitare che possano trasmetterla alle piante sane.
In Italia le conseguenze della diffusione della patologia sono state devastanti, tanto che dopo la prima scoperta, avvenuta nel 2013, i raccolti hanno subito un calo stimato del 60%.
Il danno agli ulivi, oltre ad un deprezzamento del valore dei terreni agricoli, provoca anche un danno all’attrattiva turistica delle zone colpite, come ad esempio l’Italia meridionale.
La Xylella però, oltre che sull’economia locale, ha avuto un grave impatto sui posti di lavoro connessi al settore dell’agricoltura.
Xylella: è possibile sconfiggere il batterio? E quali sono le previsioni per il futuro?
Oltre che in Italia, ad aprile 2020 il batterio della Xylella è stato trovato anche in Spagna, in Francia e in Portogallo.
L’unico modo per affrontarlo, per il momento, sembra quello di rimuovere gli alberi infetti e di limitare gli spostamenti del materiale vegetale e degli insetti che contribuiscono a diffondere la malattia.
Tuttavia, se queste misure falliscono, quale sarà l’impatto finanziario dell’infezione?
In questo nuovo studio, i ricercatori hanno ipotizzato diversi scenari, tra cui quello peggiore: cosa accadrebbe se, la diffusione della Xylella, aumentasse ancora di più a causa della morte degli alberi infetti?
Hanno anche confrontato questo caso peggiore con uno scenario in cui si è verificato il reimpianto degli alberi malati con altre varietà di alberi, più resistenti e meno soggette all’attacco del batterio.
Il team ha anche fatto proiezioni per l’Italia, la Spagna e la Grecia, che rappresentano tutti insieme il 95% della produzione europea di olio extravergine d’oliva.
In Spagna, se l’infezione dovesse espandersi e la maggior parte degli alberi si infettasse e morisse, i costi potrebbero arrivare a 17 miliardi di euro nei prossimi cinquant’anni.
Una scenario simile, se si dovesse verificare in Italia, porterebbe ad una perdita di cinque miliardi di euro, mentre in Grecia le perdite sarebbero inferiori ai due miliardi di euro.
Se invece il tasso di infezione venisse rallentato, o venissero piantate della varietà di alberi più resistenti alla Xylella, questi costi sarebbero notevolmente ridotti.
Gli autori dello studio, per contro, avvertono: qualunque cosa accada, probabilmente ci sarà un impatto importante a catena sui consumatori.
L’effetto, atteso dai ricercatori, potrebbe essere la mancanza dell’offerta. Oltre ad un aumento del prezzo dell’olio extravergine d’oliva, che porterebbe i consumatori a cercare alternative meno salutari al ben più caro “oro verde”.
Accanto alle ingenti perdite economiche, come sottolineato dagli studiosi, si potrebbero verificare anche potenziali perdite turistiche e culturali, provocate dal batterio, che non possono essere ignorate.
In Puglia, per esempio, non è raro sentire storie devastanti di uliveti, trasmessi di generazione in generazione, che sono stati infettati dalla Xylella e, per questo motivo, sono stati abbattuti.
E spesso, in quegli stessi uliveti, ci lavoravano i nonni o i bisnonni.
La perdita di un valore culturale così importante, quindi, sarebbe molto più grande di quanto si possa calcolare. E ben più grave della mera perdita economica.
Ad oggi ci sono numerose iniziative scientifiche per provare a combattere il batterio, incluso l’uso di argille che respingono gli insetti, le barriere vegetative e le analisi genetiche per cercare di capire perché alcune piante sono più sensibili all’infezione rispetto ad altre.
I ricercatori ritengono che, alla fine, occorreranno alberi capaci di resistere all’attacco della Xylella.
La ricerca di coltivazioni resistenti, o di specie immunitarie, è una delle strategie di controllo a lungo termine più promettenti e sostenibili dal punto di vista ambientale e su cui la Comunità Scientifica Europea sta concentrando tutti i suoi sforzi di ricerca.
Le strategie sostenibili per ridurre la popolazione di insetti è l’altro pilastro per il controllo della malattia trasmessa dai vettori.
A questo proposito l’intervento meccanico per rimuovere le erbe e le piante infestanti in primavera risulta una delle applicazioni più efficaci per ridurre la popolazione di insetti.
Molte strategie sono inoltre al vaglio e tutte hanno un unico obiettivo: implementare, in un qualche modo, il controllo degli insetti.
Due varietà di ulivo, per la gioia degli agricoltori, sono risultate particolarmente resistenti al batterio della Xylella, ma i ricercatori ci hanno tenuto ad aggiungere che, per avere risultati più performanti e salvare il futuro degli ulivi, e dell’olio extravergine d’oliva, è necessario che la ricerca in questo settore venga notevolmente potenziata.