Il 29 Maggio 2015, a seguito di numerosi anni di campagna da parte di numerose associazioni ambientali guidate da Legambiente e Libera, il Parlamento Italiano ha approvato il decreto legge n 68/2015 sugli eco crimini.
Da sempre, l’ambiente è stato soggetto di facili lucri e profitti da parte della criminalità organizzata, per via della facilità con la quale è possibile prendere le redini di un ambiente naturale, la poca regolamentazione in campo ambientale, la sfaccettatura transnazionale delle operazioni e la facilità di penetrazione all’interno della macchina burocratico-amministrativa in paesi di instabilità istituzionale ad alti livelli di corruzione, come l’Italia.
Tramite l’introduzione di questa nuova legge, cinque reati sono stati introdotti nel titolo VI-bis del codice penale Italiano, vale a dire:
- Inquinamento (art. 452 bis);
- Disastro ambientale (art. 452 Quarter);
- Traffico e abbandono di materiale radioattivo;
- Impedimento di controllo (art. 452 septies);
- Omessa bonifica.
Vediamo insieme se la nuove legge sugli ecoreati sta funzionando
Come dimostrato dai dati raccolti dal Rapporto annuale di Legambiente sulle Ecomafie, esaminando il periodo che va dal 29 Maggio 2015 al 31 Gennaio 2016, risulterebbe che a seguito dell’emanazione del decreto legge 68, su 4718 controlli effettuati, 947 vennero identificati come reati penali e di conseguenza, 1185 persone vennero denunciate.
È possibile, tuttavia, concludere che sotto determinati aspetti la legge sugli eco-reati sta funzionando, in quanto consente di perseguire e criminalizzare azioni che precedentemente non passavano inosservate, ma comunque impunite. Ciononostante, la strada verso la completa ed efficace repulsione di crimini ambientali è ancora lunga e tortuosa.
Basti pensare alle controversie basate sulla discrezione conferita alle forze dell’ordine e alla polizia giudiziaria nel giudicare tali crimini, una volta individuati: fino a che punto possiamo parlare di successo legislativo, se di mezzo vi è la discrezionalità interpretativa dei singoli agenti?
Come rendere più efficace la legge sugli ecoreati?
Potenzialmente, un coordinamento Inter-Agenziale potrebbe risultare più efficiente? Con ciò si intende l’instaurazione di un ente governativo incaricato di sorvegliare e regolare azioni illegali a scopo ambientale, secondo criteri oggettivi ed istituzionali, all’interno del quale vengono ricoperti diversi ruoli e supervisionate svariate attività,
Il report “Financing the Future” rilasciato dal MATTM in collaborazione con l’UNEP (agenzia delle Nazioni Unite sulla protezione ambientale) nel Dicembre 2016, dichiara, sul caso specifico dell’Italia, che per rafforzare la dimensione ambientale nel governo Italiano e ottimizzare i risultati in modo da ottenere dati positivi per la finanza italiana, necessita una più accurata:
- Identificazione di indicatori costanti sulla base del quale misurare il cambiamento;
- Qualità e disponibilità dei dati in ambito ambientale;
- Raccolta e sistemazione dei dati;
- Analisi dei dati;
- Monitoraggio e supervisione.
In breve, combinare lo scrutamento del suolo e dell’ambiente italiano, con la persecuzione di coloro che ne infrangono i diritti, potrebbe avere il potenziale di veder l’Italia eccellere nel rispetto degli obiettivi stabiliti per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile globale. In un era, in cui gli USA – prima potenza politica ed economica mondiale – si riservano il diritto di ritirarsi da accordi ambientali internazionali, negandone sia l’urgenza che l’imminente necessità d’azione, é essenziale che altri Stati (europei e non) investano le proprie energie, nel migliorare la situazione dal punto di vista nazionale.
In tale modo, contribuendo al quadro ambientale in abito locale, si cerca di raggiungere e creare una rete di protezione ambientale che contribuisca al progresso mondiale. Il decreto legge 68/2015, dunque, costituisce senza dubbi un grande passo avanti, e come hanno dimostrato le statistiche fino ad ora, ha apportato miglioramenti, anche se le figure si limitano a circostanze denunciate e facilmente tracciabili.
Ma quante mercanzie vengono comperate ogni giorno in Italia, prive di certificazioni e garanzie che ne attestino la provenienza etica?
Quante operazioni esistono a livello internazionale, in cui l’Italia è coinvolta e per la quale probabilmente sarebbe implicata se ci fosse un quadro regolatorio adeguato, a prendersene cura, ma che vengono silenziate o non sono rintracciabili a causa di buchi legislativi e mancanze giuridiche nel quadro regolatorio internazionale? Prendiamo per esempio il cotone, la carta, il legno e, perché no, le banane e il caffè.
Su quanti di questi beni troviamo quotidianamente marchi come Fairtrade o simili certificazioni, pronti ad accertare il rispetto ambientale e sociale e a commerciare in maniera equa e solidale? La risposta è allarmante: secondo il report annuale di FairtradeItalia, sono solo 145 le compagnie Italiane che hanno adottato la certificazione Fairtrade e 700 i prodotti distribuiti in tutta Italia. La provenienza di simil prodotti, privi di garanzie resta un mistero, come per l’appunto, il rispetto ambientale nella produzione di questi, come mobili, carta e via dicendo.
Forse, prima di poter parlare di effettiva efficacia della legge vigente, sarebbe opportuno definire Eco-reati per sé, in modo da aver chiari i crimini in questione è poter includere in maniera comprensiva tutti i potenziali ambiti coinvolti. Inoltre, sarebbe necessario annettere al quadro legislativo nazionale, i coinvolgimenti internazionali dello Stato Italiano, i quali dovrebbero essere inclusi tra i dati necessari nei vari ambiti intersezionali, in modo da ottenere un’immagine esaustiva dell’effettivo progresso legislativo, che sia veramente rappresentativa.