E’ stato il terzo inverno più caldo dal 1800 fino ai giorni nostri; c’è stata una temperatura media superiore alla norma di 1,7 gradi centigradi. Questi dati non sorprendono, visto che di precipitazioni ce ne sono state poche. E’ arrivato il rapporto che analizza il periodo dal 1° dicembre 2015 al 29 febbraio 2016, redatto dall’Istituto ISAC-CNR, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima . Il primo mese preso in esame ha segnato una diminuzione delle piogge pari al 91% rispetto al Dicembre 2014 ed è diventato il più secco degli ultimi 215 anni (cioè da quando esistono le rilevazioni). A gennaio le centraline del nord Italia in particolare, hanno invece segnalato un calo del 60%.
Queste condizioni climatiche, durate per i due mesi a cavallo tra il 2015 e il 2016, hanno fatto sì che ci fossero montagne senza nevi, fiumi con deflusso minimo vitale a livelli estivi e prati primaverili. In particolare questa situazione ha preoccupato le varie autorità comunali del nostro paese per l’eccessiva presenza di polveri sottili nell’aria che respiriamo.
Ma che cosa sono queste polveri sottili? E’ il nome che viene generalmente dato a tutte le sostanze sospese in aria. Vengono dette polveri sottili ad esempio il polline, la polvere alzata dal vento, le spore delle piante.
Sebbene possano sembrare sostanze non piacevoli (quando pensiamo al polline ci viene in mente l’allergia alle graminacee, la polvere ci fa starnutire), non sono effettivamente dannose per il corpo umano. Ciò che invece fa male, e molto, al nostro organismo, sono quegli inquinanti, detti antropici (cioè causati dalle azioni umane), riconducibili a tutti i processi di combustione industriali e non:
- Metalli
- Solfati
- Nitrati
- Ceneri
- Polveri di cemento
- Carbone
Tutte le sostanze elencate possono portare patologie acute di vario genere, che interessano naturalmente l’apparato respiratorio, ma anche quello cardio-circolatorio. Infatti questo particolato, più è piccolo, più penetra in profondità nell’organismo.
Le particelle dette PM (Particular Matter cioè Materia Particolata) sono suddivise in base al loro diametro: ad esempio le PM10, hanno un diametro di 10 micron (1 micron = 0,001 mm) e non riescono ad andare oltre il setto nasale e la faringe, creando al massimo qualche infiammazione; le PM2,5 invece sono in grado di penetrare attraverso i polmoni, creando potenzialmente danni ben più gravi. Le nanopolveri infine, hanno un diametro minore di 2,5 micron e possono addirittura entrare dentro le singole cellule, causandone la morte. Possiamo quindi concludere che più le polveri sono “sottili”, più sono pericolose per il corpo umano.
Il grosso problema è che le nostre città sono quasi costantemente sature di queste polveri sottili.
Ciò comporta che se non ci sono precipitazioni per un periodo di tempo abbastanza lungo (i 2 mesi di cui ho parlato prima sono un periodo già abbastanza elevato), bisogna escogitare qualche accorgimento per evitare che venga superata la soglia limite imposta per legge. La prima soluzione che si adotta solitamente è il blocco del traffico o le targhe alterne, che permettono alle automobili di girare in città un giorno sì, ma il successivo no.
Questo sistema, però, non permette che diminuisca la concentrazione di polveri sottili nell’aria, ma solo che questa non aumenti; in pratica bisogna comunque sempre sperare che avvengano delle precipitazioni nel più breve tempo possibile: la pioggia è molto utile all’abbattimento di queste particelle microscopiche!
Fortunatamente il febbraio 2016 ha registrato un aumento delle precipitazioni pari al 22%, scongiurando danni ancora più gravi per la qualità dell’aria.
Non basta però affidarsi ai temporali per sperare che rendano l’aria un po’ meno inquinata e abbastanza buona per essere respirata. Ecco perché dal 15 al 18 marzo, si è svolta a Milano la “Air Quality Conference”, quattro giorni di confronto internazionale sulla qualità dell’aria.
Il congresso scientifico, ha proposto un fitto programma di incontri, seminari e discussioni face to face riguardanti diversi temi, fra i quali l’effetto del traffico e l’impatto del crescente uso della legna per il riscaldamento sulla qualità dell’aria, le innovazioni per le tecniche di monitoraggio e la relazione che lega i cambiamenti climatici in atto con l’inquinamento atmosferico.
Ciò che si è dedotto alla fine di questo importante evento sembra ovvio, ma così non è, e deve entrare a far parte della coscienza di ogni cittadino del nostro pianeta:
Bisogna cercare di ridurre al minimo indispensabile la produzione di elementi inquinanti per l’aria che respiriamo! La cattiva qualità dell’aria sta avendo conseguenza dannose anche indirette per la nostra salute, basti pensare all’agricoltura e alle proprietà dell’acqua. Bisogna perciò ripensare il nostro stile di vita, comune e non singolo, per evitare ulteriori danni. Dai metodi di trasporto, alla gestione dei rifiuti, alle norme sulla sicurezza nei cantieri, senza dimenticare la produzione di energia senza combustione, bisogna fare un passo concreto verso un mondo più pulito e meno inquinato.