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A molti di noi ancora oggi appare futile effettuare un regolare controllo degli apparecchi tecnologici e anche dei vari impianti che ci permettono il benessere quando siamo a casa.
Tuttavia, una corretta manutenzione dovrebbe essere una prassi, una regola da seguire con molta dedizione.
Infatti, non solo questa ci permette una forte riduzione degli sprechi (basti pensare che un lampadario sporco riduce la sua illuminazione di circa il 20%, ossia di una quantità più che significativa), ma è un vero e proprio vincolo per la nostra stessa sicurezza.
Dal momento che però questa avviene di rado, se affidata alla propria volontà, ora ci sono dei vincoli legali ad imporlo ad ogni cittadino, che sia condomino o che viva in una struttura indipendente.
Troppo spesso, aimè, viene sottovalutato che un apparecchio che non è in un buono stato di funzionamento è, in realtà, una grande fonte di pericolo perché i tubi, troppo sollecitati, possono anche scoppiare.
Questo per lo più avviene poiché l’acqua, il principale fluido termovettore utilizzato nelle serpentine del nostro paese, se trova un ostacolo, come, per esempio, del calcare, non può arrestare il suo flusso. Se questo costituisce una sorta di tappo, la pressione del liquido diventa troppa e il tubo non riesce a reggere tale carico.
È per questo che sono ormai divenuti obbligatori (molto giustamente sottolineerei) i controlli.
Infatti, è da aprile 2013 che è divenuto operativo il regolamento DPR n. 74. Questo riguarda i controlli sull’efficienza energetica (che sono però da distinguere rispetto a quelli per la sicurezza) dei sistemi di climatizzazione, sia che essi sia caldaie, sia che siano climatizzatori.
A che tipologia di impianti viene applicato il regolamento?
Gli impianti considerati sono:
- Gli impianti domestici che sono caratterizzati da valori di potenza superiori ai 10 kW einferiori a 100 kW a combustibile liquido o solido;
- Gli impianti domestici che sono caratterizzati da valori di potenza superiori ai 10 kW einferiori a 100 kW a gas metano o GPL;
- Le caldaie che superano i 100 kW.
Per quanto riguarda la prima categoria, i controlli devono essere effettuati ogni due anni, mentre per la seconda tipologia questi devono essere fatti ogni quattro anni. Per le caldaie di grande potenza, come le ultime, il controllo deve avvenire annualmente.
Questi intervalli di tempo sono prefissati a meno che le regioni (comprese le regioni autonome) e le relative province non abbiamo già loro stesse regolamentato tutto.
Per di più è anche opportuno evidenziare che la frequenza dei controlli, purché questa rimanga al di sotto dei quattro anni, possa essere decisa in prima persona dal produttore dell’apparecchio ed eventualmente anche dallo stesso installatore.
Che cosa succede durante il controllo della caldaia?
L’addetto alla manutenzione ha il compito di valutare, dopo un’attenta analisi delle caratteristiche e delle condizioni in cui si trova la caldaia, se rilasciare o meno il cosiddetto bollino blu.
Il Bollino Blu è una certificazione che dimostra il corretto funzionamento della caldaia e dell’impianto che la regola, ma anche in termini di efficienza energetica che di sicurezza e inquinamento.
Le analisi che portano al suo rilascio si concentrano soprattutto sui fumi di scarico, per valutare gli elementi che li compongono e l’eccesso d’aria necessario affinché la combustione sia completa; sulla pressione e sul bruciatore, di modo tale che si riesca ad individuare con più precisione possibile se sono presenti eventuali inquinanti dannosi sia per la salute che per l’ambiente.
L’addetto di solito un dipendente specializzato del Comune e deve essere chiamato sia dal proprietario stesso (o dall’inquilino, in caso di affitto) che dall’amministratore di condominio e, oltre al bollino, deve con esso rilasciare anche un libretto di manutenzione della caldaia.
Nel caso in cui l’esito fosse positivo, può essere comunicato tramite il verbale compilato dal manutentore o anche tramite l’autocertificazione da parte del proprietario (o dell’amministratore) che dichiara il corretto funzionamento della caldaia, allegandovi il Bollino con il verbale.
Esistono sanzioni se non si effettua il controllo della caldaia?
Secondo quanto disposto dall’articolo 15 del D.l .192/2005, qualora il proprietario, l’inquilino o l’amministratore non provvedessero a contattare il tecnico, questi possono andare in contro ad una multa che può variare tra i 500 euro e i 3000 euro.
I controlli volti a verificare che questo accada sono effettuati a campione su tutta la popolazione del Comune e vengono commissionati dalla Società di Distribuzione di Energia Elettrica ai Comuni per accertarsi del rispetto delle norma da parte dei proprietari e dei tecnici.
Una lettera avvisa con circa 20 giorni di anticipo quando sarà svolta la verifica.
Per quanto riguarda il costo della manutenzione ordinaria della caldaia, esso varia a seconda delle società a cui ci si affida e a seconda della Regione.
Di solito va dai 60 euro agli 80 euro (si va oltre i 100 euro, invece, per la verifica delle emissioni).
Pertanto è bene effettuare controlli periodici non solo della caldaia, ma anche dei vari climatizzatori e, perché no, degli apparecchi di illuminazione sia di interni che di esterni.