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Il settore energetico rinnovabile è in costante crescita dal punto di vista delle tecnologie presenti sul mercato, mentre per via dei costi e per la mancanza di incentivi, in Italia NON si è ancora deciso di puntare fortemente in questo ambito.
Una scossa potrebbe essere stata data dal recente accordo tra l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA) e Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF). Il sottosegretario ministeriale, Giuseppe Castiglione, e il presidente di ENEA, Federico Testa, hanno infatti raggiunto l’8 giugno scorso, a Roma, un accordo che potrebbe modificare sostanzialmente il quadro che lega insieme energia e agricoltura.
I due grandi obiettivi del protocollo d’intesa sono infatti: promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili nel settore agricolo, forestale e nell’agroindustria, ottimizzando i consumi e migliorando i risparmi, in particolare delle attività a più alta intensità energetica, cioè quelle i quali consumi di energia sono il costo preponderante.
Quali sono i settori chiave?
Il settore agricolo e agroindustriale consumano infatti ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed elettricità per la produzione, trasformazione, conservazione e trasporto dei prodotti di origine animale e vegetale, per il funzionamento delle macchine e la climatizzazione di tutti gli ambienti atti ad ospitare prodotti agricoli e animali.
Il protocollo d’intesa prevede una rafforzata collaborazione fra i due enti per migliorare l’efficienza energetica nel sistema agricolo-alimentare, diminuirne gli impatti ambientali e rafforzare il trasferimento mediatico di conoscenze e metodologie innovative, anche attraverso attività di informazione e comunicazione sui consumi di energia, in ambito nazionale e regionale, a partire anche dalle scuole.
L’ENEA, inoltre, collaborerà con il Ministero per sostenere l’introduzione di processi e tecnologie innovative per la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, l’efficientamento di quelli esistenti e di progetti pilota derivanti da imprese e centri di ricerca di tutta Italia.
Verrà inoltre promosso l’utilizzo efficiente di prodotti agricoli e agroindustriali a fini energetici e per la produzione di biometano e di biocarburanti da filiere nazionali. Il tema dei biocombustibili è però molto delicato, in quanto non sono ancora stati dimostrati alti rendimenti per questo tipo di combustibili, serve molta biomassa per produrli e ancor più suolo che viene sottratto ad altri usi.
La sostenibilità ambientale del sistema agroalimentare è raggiungibile solamente nel caso in cui i prodotti agricoli siano utilizzati direttamente dall’uomo. Gli allevamenti (intensivi o meno, bio o no) di animali destinati alla produzione di carne per le nostre tavole, è incompatibile con una corretta visione del mondo nel suo insieme: si pensi alle porzioni di suolo destinate alla produzione di mangimi per animali, il territorio che gli stessi devono occupare, i dati sui consumi di acqua in questi allevamenti (ad esempio 5000 litri di acqua devono essere utilizzati in totale per la produzione di un solo hamburger); si capisce bene che l’impronta ecologica che ne deriva non è assolutamente sostenibile, ma anzi, rischia di produrre danni ambientali irreparabili.
Dal punto di vista energetico, comunque, questo accordo da una bella iniezione di fiducia, a fronte ad esempio della riduzione degli incentivi su scala nazionale per le fonti rinnovabili. Le idee chiave che devono entrare nella testa degli agricoltori italiani, ma anche di tutta la popolazione, perché possono valere in ogni ambito sono: ottimizzare i consumi, ridurre gli sprechi, diminuire gli impatti, riutilizzare ciò che si può e riciclare il più possibile.
Secondo l’ultimo Rapporto ENEA sull’efficienza energetica, a livello Ue il settore agricolo-alimentare assorbe il 26% dei consumi finali di energia, mentre in Italia circa il 13%. Con opportuni interventi di efficientamento tecnologico, a livello nazionale si potrebbero ridurre del 25% i consumi di energia nell’irrigazione e fino al 70% nei sistemi di ventilazione e raffrescamento, con un ritorno degli investimenti compreso tra 5 e 7 anni.
Ecco il comunicato stampa dell’ENEA stessa, dove arrivano le dichiarazioni entusiaste di coloro che hanno firmato l’accordo
“Voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per la sottoscrizione di questo Protocollo d’Intesa, tra il MiPAAF e l’ENEA”, ha dichiarato l’on. Giuseppe Castiglione, “che sancisce l’inizio di una collaborazione più stretta in tema di promozione dell’efficienza energetica e l’uso delle fonti rinnovabili di energia nei settori produttivi agricoli, agroindustriali e forestali, anche attraverso l’applicazione di tecnologie innovative.
In questa fase di riduzione degli incentivi alle fonti rinnovabili, ha concluso il Sottosegretario, l’apporto delle attività di ricerca allo sviluppo del settore è ancora più fondamentale al fine di aumentare la competitività delle nostre aziende garantendo al tempo stesso la sostenibilità ambientale degli interventi”.
“Questo protocollo pone la giusta attenzione alla riduzione dei costi energetici, dell’impatto ambientale e all’orientamento in chiave più efficiente e sostenibile delle attività nel settore agricolo, alimentare e forestale”, ha sottolineato il Presidente ENEA Federico Testa. “Su questo fronte l’ENEA ha maturato competenze consolidate nel tempo, per la diffusione di pratiche agricole che consentano di produrre meglio e con meno risorse attraverso il trasferimento di tecnologie, innovazione e conoscenze”.