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Tra le varie forme di energia rinnovabile, l’energia eolica e l’energia solare sono tra quelle che vengono studiate con maggiore interesse in quanto si vede in loro la possibilità di un nuovo futuro per le politiche di mitigazione climatica e le politiche economiche, non solo del nostro paese, ma di tutto il mondo e non solo della Danimarca, che tratteremo in questo articolo.
Ma, cerchiamo di andare con ordine. Per prima cosa: che cos’è l’energia eolica?
L’energia eolica è la forma di energia che deriva dalla conversione dell’energia del vento in una forma per noi utilizzabile di energia.
Solitamente questo viene fatto attraverso aerogeneratori, ovvero, in altre parole, delle turbine, che riescono a convertire l’elevata energia cinetica del vento in energia meccanica che, grazie al fondamentale aiuto di un alternatore, viene trasformata nell’energia elettrica che viene immessa nella rete di distribuzione.
Il trend principale degli ultimi anni in Danimarca (ma un po in tutto il mondo) è stato quello di costruire degli impianti eolici sempre più alti in quanto ad una quota più elevata dal suolo la velocità del vento è maggiore e, pertanto, è maggiore l’energia meccanica (e quindi anche quella elettrica) che da essa deriva, poiché queste sono tra di loro direttamente proporzionali.
È opportuno evidenziare che l’energia derivante dal vento è una forma di energia alternativa ai combustibili fossili (il principale di essi -nonché il più utilizzato- è il carbone), completamente rinnovabile, abbondante come il vento e pulita.
Richiede una superficie terrestre abbastanza elevata, ma non quanto i terreni utilizzati per i pannelli fotovoltaici o per lo sfruttamento delle biomasse, poiché tale tecnologia vede il suo sviluppo in verticale.
Nonostante il vento sia un fenomeno atmosferico abbastanza intermettente, questo, per ora, non rappresenta un problema rilevante: infatti questa soluzione tecnologia copre circa il 20% della domanda di energia elettrica.
Ovviamente ci sono Paesi in cui questa forma di energia può essere più rilevate rispetto ad altri ed uno di questi è la Danimarca.
Che cosa succede in Danimarca?
Già a partire dal 2011, la Danimarca genera più di un quarto del fabbisogno di energia elettrica a partire dallo sfruttamento della forza del vento. Nel 2014 le pale hanno fornite il 39% di elettricità richiesta dalla rete di distribuzione, presto trasformatosi in 60%.
Questo meraviglioso angolo verde dell’Europa che è la Danimarca, ha cominciato ad installare pale eoliche come conseguenza alla crisi petrolifera, quindi a partire dagli anni ’70, ottenendo, così facendo, il titolo indiscusso di “pionieri dell’eolico”.
Sia i governi di destra che quelli di sinistra hanno saputo sviluppare la ricerca e la competizione tecnologica sul mercato, ma è specialmente negli ultimi anni che si riesce a vedere molto vicino il traguardo stabilito nel 2020 del 50% di energia prodotta da fonti rinnovabili.
A partire dal 2013 la Danimarca ha deciso di aggiungere più di 100 turbine offshore, ovvero lontano da terra (possono essere installate o in mare o nei laghi, per esempio) di modo tale da deturpare il meno possibile il paesaggio e da riuscire a catturare molta più aria. È infatti noto che, in spazi aperti le correnti siano più veloci poiché non incontrano ostacoli lungo il loro cammino.
In soli 10 anni l produzione di energia eolica danese è quasi triplicata e questo dato fa ben sperare per quanto riguarda il raggiungimento dell’obbiettivo del 2050 di riuscire ad ottenere energia senza fonti fossili.
Che impatto ha questo diverso sfruttamento di energia da parte della Danimarca sul resto del mondo?
Probabilmente ci si può aspettare che la Danimarca abbia avuto un significativo impatto per la riduzione delle emissioni dei gas effetto serra globali, specialmente dell’anidride carbonica, il più dannoso e quello più rilasciato dalle attività antropiche.
Eppure, è necessario porre l’attenzione sul fatto che, in realtà, il sopra citato stato è piccolo, sebbene sia, senza assoluta ombra di dubbio, il più virtuoso.
Forse, tuttavia, la loro rivoluzione più grande è proprio quella di essere un esempio per tutti gli altri stati.
Inghilterra e Germania ne seguono le orme già da qualche anno e tutti, in particolar modo i luoghi in cui, come in Italia, di vento ce n’è e pure in abbondanza, dovrebbero porsi il medesimo obiettivo di ridurre le emissioni dei gas nocivi del 40% entro il 2020.
Come ha affermato il ministro per il Clima e l’energia danese, Rasmus Helveg Petersen: “Abbiamo stabilito un record del mondo. E si vede che siamo in grado di raggiungere il nostro obbiettivo finale, vale a dire di fermare il riscaldamento globale”.
Petersen è infatti convinto che entro il 2020 la Danimarca riuscirà ad ottenere circa il 70% della sua elettricità dal vento; ma per riuscire non solo ad implementare l’uso di fonti rinnovabili, ma a sostituire le fonti fossili, la strada da fare è ancora molta e probabilmente dovrà passare attraverso le pompe di calore.
Un altro rischio è rappresentato dalla eventuale sovrabbondanza di energia eolica, che potrebbe portare ad un deprezzamento della stessa ed ad una conseguente crisi delle compagnie che la vendono.
Ma, essendo così ambizioni e molto determinati, chi vieta di non sperare in grande e, magari, di riuscire ad ottenere quanto sperato?