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I dati sulla produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro paese non sono confortanti. La potenza installata nel 2015 è stata solo del +1,8% rispetto all’anno precedente. E’ questa la statistica su cui bisogna maggiormente concentrarsi. Ma perché gli investimenti per la realizzazione di impianti che non utilizzano carburanti fossili sono bloccati?
Innanzitutto il Decreto Ministeriale sulle fonti rinnovabili avrebbe dovuto essere pronto nel 2015, essendo le concessioni per gli impianti di cui si parla nel documento relative agli anni 2015/2016, ma ancora ad oggi non si vede una soluzione all’orizzonte.
Mentre il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, pochi giorni prima del referendum NoTriv esaltava il nostro paese affermando che “le rinnovabili vedono l’Italia tra i leader mondiali e ne siamo orgogliosi”, ora si è dovuto correggere affermando che si, l’Italia potrà raddoppiare la produzione proveniente dall’energia eolica, ma “non abbiamo grandi chance di mettere altre pale, semmai abbiamo la possibilità di cambiare quelle che ci sono oggi. Come gestire il rinnovo delle strutture eoliche sarà cruciale, possiamo creare una filiera produttiva”.
Perciò dopo l’ottimizzazione dei parchi eolici già esistenti sul nostro territorio, il futuro non è incentrato sull’installazione di ulteriori pale eoliche per l’aumento dell’energia verde.
La seconda motivazione riguarda il quasi totale blocco degli incentivi a favore delle energie rinnovabili.
Lo stato non ha, o ha deciso di non elargire, fondi sufficienti alla realizzazione di nuovi impianti. La nuova forma d’incentivazione per l’installazione di elementi produttivi riguardano solamente delle agevolazioni fiscali, pensate per lo più per favorire l’autoconsumo, quindi tecnologie adatte all’ambito residenziale dei privati cittadini, ma inevitabilmente non attraggono i grandi investitori (industrie e settore terziario), che vedevano negli incentivi un aiuto economico importante per la realizzazione di impianti molto costosi.
Le aziende italiane perciò, sono invogliate ad investire all’estero, causando un crollo dell’occupazione in questo settore (37 mila occupati nel 2012, solo 26 mila nel 2015). Anche il Conto Termico 2016 (di cui trovate una dettagliata descrizione in uno degli articoli del nostro blog), dimostra una sostanziale miopia nei confronti di chi vuole spendere in maniera consistente per la produzione di energia pulita, dimostrando ancora una volta che il governo appare “inerme e in grave ritardo” sulla questione.
Una nota positiva proveniente da Palazzo Chigi riguarda il Decreto “Spalma Incentivi”, grazie al quale però, solo l’eolico potrebbe trarne vantaggio, mentre le altre fonti non fossili risulteranno in seconda linea. L’eolico è favorito da questo punto di vista perché si sono fatti grandi passi avanti riguardo l’immagazzinamento dell’energia, reso possibile da sistemi di pompaggio di aria e acqua in appositi serbatoi nel corso dei picchi di produzione, per poi rilasciarla tramite delle turbine nei momenti di calo produttivo e di maggior domanda.
Di conseguenza è possibile che tra le fonti rinnovabili, sia l’eolico quello con più possibilità di emergere, non tramite la realizzazione di altre pale sul territorio, ma grazie a progetti relativi all’eolico offshore, cioè installato in mare, a profondità relativamente basse e quindi vicino alla costa, motivo per cui viene osteggiato da membri della popolazione e da settori dell’ambientalismo, ma che permetterebbe di ridurre l’importazione di energia dall’estero.
Importazione che invece sembra destinata ad aumentare, tramite la realizzazione di un corridoio energetico tra la Sicilia e l’Algeria. Ma non c’è già un sistema di trasporto di gas naturale dall’Africa settentrionale che arriva sulle coste italiane? Esatto, si chiama Transmed ed è stato realizzato negli anni ’80.
Ciò di cui sto parlando è un nuovo insieme di tubi che permetterà il passaggio di energia elettrica già pronta per essere utilizzata e non energia primaria come accade da 40 anni a questa parte. Ma questa energia prodotta in Algeria e trasportata in Italia come viene prodotta? Tramite un grosso impianto eolico naturalmente! In pratica non installeremo nuovi impianti eolici sul nostro territorio, ma compreremo energia da un altro paese che utilizza la stessa tecnologia. Almeno sarà energia pulita, a differenza di quella prodotta dal gas naturale.
Abbiamo parlato dell’opposizione della popolazione e di alcuni enti ambientalisti riguardo alla creazione di parchi eolici all’interno del territorio nazionale. Quanto sta accadendo a Casteldelci, piccolo comune in provincia di Rimini dove dovrebbe sorgere il parco eolico “Poggio 3 Vescovi” che sarà composto da 27 pale, sembra però invertire la tendenza.
Secondo il comitato per il “sì”, ha stupito la curiosità di tanti. Ora, come Comitato, sappiamo che la grande parte dei cittadini di Casteldelci è assolutamente favorevole, vedendo nel parco eolico anche una enorme possibilità di sviluppo dell’intero territorio. Nella giornata del primo maggio, il comitato ha risposto in piazza a tutti i dubbi sorti tra i cittadini, eliminando i pregiudizi di molti.
Qual’è il futuro dell’energia eolica?
Una tecnologia interessante e legata in qualche modo all’eolico è in fase di sperimentazione al Centro di Nanotecnologie biomolecolari di Lecce, dove si sta lavorando su un progetto che riguarda delle microfoglioline piezoelettriche assemblate insieme, in grado di trasformare la pressione meccanica e le deformazioni in energia elettrica a partire da un’intensità del vento pari al soffio umano.
Questa sorta di tappeto flessibile, che potrà essere adattato alle pareti delle abitazioni, sui tetti, nelle gallerie, ecc. ha un rendimento del 10% superiore rispetto alle fonti eoliche tradizionali e con una velocità del vento di 6 m/s è in grado di produrre 10 watt al metro quadrato. Inoltre non genera un impatto visivo sgradevole, è realizzato con materiali al 100% riciclabili ed evita la produzione di CO2 anche nella fase di produzione.
Insomma, mai smettere di investire nel futuro!