La crescita della potenza cumulata tramite impianti a energia eolica è sotto gli occhi di tutti: dai 7600 MW di 20 anni fa, ad oggi si raggiungono vette di produzione intorno ai 400 mila MW. Le super potenze del vento, come Cina, Stati Uniti e Germania stanno contribuendo sempre più all’espansione di questa tecnologia pulita.

energia eolica offshore

L’Italia, dal canto suo, può essere considerata la nona potenza mondiale; i quasi 9000 MW di potenza installati negli ultimi 15 anni, permettono al nostro paese di insediarsi in classifica con il 2,3% di risorse a livello mondiale.

Infatti in Italia, tutti ormai conoscono gli impianti eolici sulla terraferma: li si possono trovare prevalentemente vicino alle autostrade italiane, in località montuose su vette non troppo elevate, in località in cui l’agricoltura la fa da padrona, dove non ci sono molti edifici. E’ poco diffusa però la tecnologia eolica offshore. Di cosa stiamo parlando?

Cosa si intende per “Eolico Offshore”?

Con l’espressione “eolico off-shore” o ugualmente offshore, si intendono gli impianti installati ad alcune miglia dalla costa di mari o laghi, per meglio utilizzare la forte esposizione alle correnti d’aria di queste zone, sicuramente maggiori e più forti rispetto a quelle presenti sulla terra ferma.

Naturalmente dove viene installata una turbina, in posizioni energeticamente strategiche ne sono posizionate molte altre. Un insieme così composto viene detto parco eolico. Esistono parchi eolici con centinaia di singole turbine che coprono un’area di centinaia di chilometri quadrati.

Il Parco eolico offshore più grande del Mondo è quello di Thanet (UK) con 300 MW di potenza installata, seguito da Horns Rev II (209 MW) in Danimarca. Ad Havsui, in Norvegia, sorgerà il più grande impianto eolico off-shore al mondo, che potrà fornire 1,5 gigawatt di potenza elettrica.

Essenzialmente, le turbine eoliche offshore funzionano come quelle su terraferma, a parte tutte le problematiche relative all’erosione e al movimento dell’acqua, che può causare la corrosione degli elementi strutturali e meccanici, ma anche la possibilità di oscillazione della torre eolica, dovuta all’oscillazione delle onde. Il grosso problema che bisogna affrontare in mare per la produzione di energia tramite turbine eoliche è la profondità dei fondali. Non potendo, in alcuni casi, essere ancorate sul fondo del mare, diverse società di produzione di queste tecnologie hanno sviluppato l’idea di costruire delle piattaforme galleggianti in grado di sostenere il peso della struttura (un pò come si fa per gli impianti di perforazione off-shore di petrolio e gas naturale).

Le applicazioni della produzione di energia elettrica di queste nuove strutture galleggianti  sono molteplici:

  • naturalmente, l’immissione in rete dell’energia prodotta;
  • la produzione ti altre tipologie di fonti di energia (idrogeno e metanolo), che necessitano di processi chimici innescati dall’elettricità per essere prodotte;
  • la dissalazione dell’acqua di mare;

Storia degli impianti offshore nel Mondo

eolico offshore

La prima centrale eolica offshore al mondo costruita nel 2009 e costituita da tre/cinque turbine galleggianti a largo delle coste di Karmoy, isola a Sud Est della Norvegia, trova il suo punto di forza nel primo prototipo di turbina eolica galleggiante, denominata Hywind. Le sue caratteristiche sono: 2,3 MW di potenza, altezza 65 m e peso 138 tonnellate. Si differenzia dalle classiche turbine eoliche off-shore, perché può funzionare molto più al largo, non essendo poggiata sul fondale ed essendo legata ad esso solamente da tre lunghi e possenti cavi d’acciaio. Può essere collocata in tratti di mare fino a 700 metri di profondità, superando così la classica profondità di 60 metri, tipica delle vecchie tipologie di turbine.

La manutenzione di queste turbine è però assai complicata. Pertanto, un’azienda tedesca di trasmissioni meccaniche e componenti, ha sviluppato un sistema di accesso alle turbine eoliche in mare aperto, denominato MOTS, che consiste in un braccio robotico montato su nave, dotato di un cestello per un tecnico specializzato, in grado di compensare il movimento delle imbarcazioni in tutte le direzioni, fino a due metri di altezza.

Di Regno Unito, Danimarca, Norvegia abbiamo citato i principali parchi eolici. Anche la Spagna è molto attiva da questo punto di vista, in quanto sta effettuando degli studi di fattibilità per installazione di centrali medio-grandi.

Ma a che punto siamo con gli Impianti Eolici Offshore in Italia?

Il primo impianto eolico off-shore era previsto in Molise, nel mare Adriatico a circa tre chilometri dalla costa, per una capacità installata di 162 MW. Il progetto è stato bloccato nel 2007 a seguito del parere negativo della giunta regionale. Dopo un iter durato 9 anni e una V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) positiva, il progetto è stato bloccato prima dal ricorso della Regione Molise poi dal parere contrario del ministero dei Beni Culturali e, infine, anche dal Governo senza una motivazione ben precisa.

Sono 15 i progetti eolici offshore presentati e pronti a partire ma, secondo Legambiente, sono bloccati dal disinteresse dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Le principali problematiche riguardano l’incertezza sulle procedure e le regole poco chiare, che innescano situazioni di conflittualità fra enti locali, regionali e istituzioni nazionali.

Lo sviluppo dell’eolico offshore è un’opportunità da non perdere. Bisogna che le istituzioni prendano come modello situazioni vincenti (paesi scandinavi o Spagna) con l’obiettivo di introdurre regolamenti corretti e procedure stabili e trasparenti.