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L’Australia è stato tra i primi paesi al mondo ad introdurre un obiettivo nazionale di quota di produzione di energia solare (e altre tipologie di energie rinnovabili) già nel 2000 con il Renewable Energy Act. Grazie anche a questo decreto, Paesi di tutto il Mondo, compresi membri dell’Unione Europea, hanno iniziato a pensare a delle normative che obbligassero gli enti produttori di energia a investire nel campo delle energie rinnovabili.
Situazione attuale dell’Energia Solare in Australia
Per quel che riguarda l’energia solare, essendo uno dei continenti con la più alta insolazione diretta (soprattutto nel nord del paese, l’energia che arriva dal Sole è superiore ai 20 MJ per metro quadrato) e potendo contare su molti spazi aperti presenti sul territorio, esistono infinite potenzialità di sviluppo per i pannelli fotovoltaici nel contribuire significativamente alla generazione di energia pulita.
Sebbene la maggior parte degli impianti fotovoltaici già installati sia connessa alla rete, data la particolare connotazione geografica di aree estremamente remote, esiste una lunga tradizione di impianti “off grid” nelle comunità della cosiddetta Regional Australia (sono tutti gli impianti utilizzati da privati cittadini per alimentare solamente le proprie attività, rendendo superflua la necessità di elettricità statale).
I dati al 2014 sulla potenza cumulata dall’Australia ci fanno pensare quanto ancora si possa investire in questo campo sul’isola maggiore dell’Oceania: solo 4,1 GW su un totale di 178 GW nel Mondo (solamente il 2%), nonostante sia la sesta nazione per superficie del pianeta; si classifica addirittura dietro a Paesi come la Gran Bretagna (5,2 GW) e la Francia (5,7 GW), che non sono sicuramente famosi per le lunghe giornate soleggiate durante l’anno!
Diversi studi però, prevedono che entro il 2019 l’Australia triplicherà la propria potenza solare cumulata, arrivando a poter contare su 12 GW di pannelli fotovoltaici. Fa ben sperare, da questo punto di vista, la continua diminuzione del prezzo del silicio, materiale fondamentale per la costruzione dei pannelli solari, ma anche i grossi investimenti atti a sperimentare materiali alternativi, come la perovskite, che potrebbe soppiantare il silicio nel giro di 10 anni.
Alcuni dati sulla penetrazione dell’energia solare, mostrano invece quanto sia ampiamente diffusa nelle abitazioni degli Australiani: è stato infatti stimato che, a livello nazionale, l’8-9% delle unità abitative idonee sia già dotato di un impianto fotovoltaico! La maggior parte della produzione di energia da pannelli solari si ottiene in Queensland, il quale offre i più alti incentivi, e in South Australia, mentre in New South Wales circa l’8,5% delle abitazioni vedono installati pannelli fotovoltaici sui propri tetti.
Ma qual’è il Futuro dell’Energia Solare in Australia?
La crescente diffusione del solare fotovoltaico in Australia ha contribuito inoltre a ridurre i costi per i consumatori, creare nuovi posti di lavoro e rendere questa tecnologia sempre più popolare. Il costo dell’energia solare continua, di conseguenza, a diminuire costantemente, tanto da ipotizzare che presto potrebbe raggiungere lo stesso prezzo dell’energia elettrica prodotta con metodi tradizionali. Tra l’altro con il sostegno da parte delle autorità federali, che dovranno continuare a fornire incentivi per l’installazione e la manutenzione degli impianti, si può essere certi che questo settore continuerà a crescere stabilmente.
Il mercato del solare termico australiano (l’utilizzo dei pannelli solari allo scopo di riscaldare l’acqua sanitaria e non solo), ha avuto un più moderato sviluppo negli ultimi anni. Gli incentivi federali coprivano infatti soprattutto le spese per il solare fotovoltaico. Il divieto nel 2012 di sostituire gli impianti elettrici di generazione di acqua calda con sistemi che usano la stessa tecnologia ha però contribuito a una buona spinta al mercato del solare termico.
Nonostante tutto l’Australia, oggigiorno, è alimentata per 2/3 da fonti fossili e l’energia da fonti rinnovabili riesce a ricoprire un misero 10% dell’energia totale, detenendo, pertanto, il record d’inquinamento pro capite fra i più alti del mondo.
Gli effetti del cambiamento climatico sul territorio sono già visibili: i periodi di siccità prolungati si alternano ad inondazioni mai viste. Il governo sta prendendo coscienza della situazione problematica scatenata dal cambiamento climatico e, al fine di combattere l’emissione di CO2, ha posto una tassa di 23 dollari a tonnellata emessa dalle grandi industrie. Il problema si fa ancora più ampio, perché recentemente i venti troppo forti hanno messo fuori uso il sistema energetico che si basa sulle rinnovabili nel sud dell’Australia.
L’eccezionale ondata di maltempo con piogge torrenziali e venti ciclonici fino a 113 km/h ha lasciato al buio per due giorni l’intero stato del South Australia, compresa la capitale Adelaide. Tra gli stati della federazione, il South Australia, come già detto, ha una delle più alte componenti di energia rinnovabile, eolica e solare, e la situazione di emergenza ha riacceso le polemiche fra la tradizionale e meno costosa energia a carbone e gas e quella rinnovabile, accusata di essere inaffidabile in circostanze estreme. Naturalmente non è stata colpa degli impianti rinnovabili, poiché essi hanno funzionato come avrebbero dovuto e si sono disconnessi per proteggersi a causa di un improvviso sovraccarico.
E’ evidente come ci sia questa netta opposizione tra fonti fossili e rinnovabili: a vostro parere l’affermazione del premier australiano Turnbull dopo l’incidente del black out: “Dobbiamo riconoscere che la sicurezza energetica è la priorità chiave e puntare a ridurre le emissioni è molto importante ma deve essere compatibile con la sicurezza energetica” è quindi condivisibile?