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Energia solare negli Emirati Arabi Uniti? Non è un controsenso? Parlare dell’energia rinnovabile per eccellenza nei luoghi dove le fonti fossili hanno riscosso maggior successo in tutta la storia dell’umanità? Dove potenti uomini si sono arricchiti grazie a enormi giacimenti di petrolio che permettevano ai vicini occidentali di far muovere le proprie macchine? E’ tutto vero, il vento sta cambiando, e gli uomini d’affari di Dubai hanno capito in quale direzione.
Come sta cambiando negli Emirati Arabi Uniti l’approccio all’energia solare
Il motivo del cambiamento nella nostra società è quasi sempre economico: dalla rivoluzione industriale fino ai giorni i nostri, il consumismo ha cambiato il nostro modo di vivere, e ciò che spinge un’azienda a rinnovare le proprie basi è di sicuro il denaro. Non stupisce allora che il calo dei prezzi dell’energia solare porterà sicuramente a un’evoluzione del mercato energetico, ma forse, grazie a questo, finalmente si riuscirà ad unire l’utile all’ecologico, il risparmio all’innovazione e l’efficienza alla tecnologia.
Già lo scorso anno le energie rinnovabili risultavano più competitive delle fonti fossili negli Emirati Arabi Uniti; se il Paese riuscisse a conseguire entro il 2030 l’ambizioso obiettivo di portare a una quota del 10% la fetta di energia coperta complessivamente dalle fonti rinnovabili e al 25% la quota di rinnovabili nel mix elettrico, otterrebbe notevoli vantaggi sotto il profilo ambientale ed economico (secondo le stime degli analisti, gli Emirati Arabi potrebbero infatti risparmiare ben 1,9 miliardi di dollari all’ anno sulla spesa energetica).
I motivi della riscossa delle energie rinnovabili sono da ricercare come detto nel profilo economico del Paese, strettamente collegato al decremento dei costi produttivi e all’aumento dei costi di altre fonti di energia. Il gas naturale, che copre quasi il 100% del fabbisogno elettrico nazionale, a causa dei cali della produzione interna sta diventando sempre più costoso perché il Paese è costretto a ricorrere alle importazioni dall’estero.
Gli esperti fanno notare che nei prossimi anni il costo del solare è destinato a diminuire ulteriormente. Nel mese di gennaio 2015, l’appalto per il Mohammed bin Rashid Solar Park di Dubai si è infatti concluso con l’assegnazione al miglior offerente per meno di sei centesimi di dollaro per kWh con un contratto della durata di 25 anni e a prezzo invariato, divenendo un record: si trattava fino ad allora, del prezzo più basso mai raggiunto dall’energia solare in tutto il mondo!
Dopo aver perso questo primato per circa un anno e mezzo a favore del Cile (2,91 centesimi di dollaro per un impianto fotovoltaico da 120 MW), gli UAE (United Arab Emirates) se lo sono ripreso grazie all’offerta di un consorzio di aziende asiatiche del valore di soli 2,42 centesimi di dollaro per kWh. Il progetto solare Sweihan da 350 MW risulta essere nella storia l’impianto col più basso costo del kWh solare.
Per confrontare l’energia solare con un’altra tipologia di energia, basta pensare alla centrale atomica di Hinkley Point C, a cui il Governo britannico ha concesso recentemente la seconda autorizzazione necessaria e che a regime venderà la sua elettricità a un “prezzo fisso” di oltre cinque volte (circa 12 centesimi per kWh) quello stabilito per la centrale di Abu Dhabi.
Sempre dal punto di vista del calo generale dei prezzi delle energie rinnovabili, la danese Dong Energy a luglio 2016 si è aggiudicata la concessione per il progetto eolico “Borssele 1 e 2” grazie ad un’offerta davvero convincente: l’energia prodotta a regime dalle turbine sarà pagata solo 72,7 euro al MWh (circa 8 centesimi di dollaro al kWh) e si tratterà del prezzo più basso mai finito in gara per l’eolico offshore.
Un altro segno di cambiamento di vedute da parte degli Emirati Arabi è sicuramente l’evento “Abu Dhabi Sustainability Week”, svoltasi a gennaio 2016, il quale obiettivo era di organizzare incontri, convegni e mostre in cui i governi e gli esperti mirassero a indirizzare lo sviluppo sostenibile verso l’energia pulita, accostandoci le diverse politiche economiche di supporto.
La città di Masdar (Abu Dhabi)
La strada intrapresa da Abu Dhabi e affiliati è chiara, tanto che la città di Masdar, costruita nel 2006 in mezzo al deserto, punta a diventare la città più sostenibile al mondo! Le strade e gli edifici di Masdar, in cui oggi abitano circa 40 mila persone, sono state progettate per essere efficienti da un punto di vista energetico: le strade sono strette, come quelle di un’antico villaggio arabo, per permettere alla popolazione di camminare all’ombra, al riparo dal cocente calore del deserto; gli edifici, costruiti in terracotta e decorati con i tradizionali motivi geometrici della regione, sono alti solo cinque piani, e coperti di pannelli solari.
Grazie ai collettori solari, tre quarti dell’acqua calda negli edifici residenziali, ma anche negli uffici, sono prodotti utilizzando il calore proveniente dal Sole.
Per quanto riguarda gli spostamenti, la popolazione ha a disposizione 13 “capsule” prive di pilota, svariate auto elettriche per l’utilizzo pubblico, e autobus, anch’essi elettrici. Ma il progresso non si ferma qui: il governo degli Emirati Arabi Uniti ha stanziato altri 15 miliardi di dollari per lo sviluppo della città, convinti della bontà di questo progetto e speranzosi che possa servire da ispirazione per progetti simili in svariate parti del mondo!
E’ davvero una buona notizia e speriamo che venga adottata anche ad altre latitudini determinando la chiusura delle centrali atomiche. Secondo il Decreto rinnovabili n.28/2011, anche da noi in ogni edificio di nuova costruzione o con volumetria superiore a 1.000 metri cubi sottoposto a ristrutturazioni rilevanti o demolizione deve essere installato un impianto che sfrutti le risorse rinnovabili, come quella solare, per il sostentamento energetico dell’immobile stesso. Si può fare anche nei centri storici (ho visto pannellini solari che non deturperebbero i tetti di ville, palazzi, basiliche). Tuttavia un residence di 12 unità immobiliari costruito nel 2014 di fronte a casa mia, sul lago di Garda, non ha impianti sui tetti perché pare che nel caso di edifici turistici (abitati solo parte dell’anno, ma non è vero) non sia obbligatorio.
Insomma, speriamo bene.