Nella battaglia contro il coronavirus le mascherine hanno avuto senza dubbio un ruolo fondamentale nel limitare la diffusione del contagio e gli esperti lo hanno a più riprese confermato.

Nonostante la loro importanza sempre più Italiani stanno sostituendo le mascherine monouso con mascherine riutilizzabili, spesso in tessuto.

Alla luce di questo, particolare importanza assumono le procedure utilizzate per il lavaggio e la sanificazione di queste mascherine, in maniera da mantenerne per quanto possibile l’efficacia nel contrasto al contagio da coronavirus.

Da sottolineare che non tutti i tessuti sono uguali, e che è necessario verificare sulla confezione o direttamente con il venditore o il produttore come e quante volte si può lavare o sanificare la propria mascherina senza che perda le sue proprietà.

Prima di procedere alla sanificazione, per togliere la mascherina usare sempre gli elastici, evitando di toccare la sua parte interna. La raccomandazione è quella poi di lavare di nuovo le mani e in seguito indossare un nuovo paio di guanti monouso, oppure, sanificare le mani con una soluzione idroalcolica al 75-85%.

Lavare la mascherina in lavatrice

OMS e CDC consigliano per il lavaggio di una mascherina in tessuto un normale ciclo di lavaggio in lavatrice. Trattandosi infatti di un virus “con involucro” esso è vulnerabile ai detergenti.

L’involucro nella fattispecie del coronavirus è composto da un sottile strato di lipidi e proteine, tenuto insieme dalla tensione superficiale.

Detergenti e saponi da bucato contengono tensioattivi, ovvero composti chimici che rompono facilmente quell’involucro riducendo la tensione superficiale. Le molecole dei tensioattivi sono dotate di un’estremità attratta da oli e grassi (o “lipofila”) e l’altra attratta dall’acqua (o “idrofila”).

L’estremità lipofila si insinua nell’involucro del coronavirus provocandone la rottura. I residui vengono quindi intrappolati negli aggregati circolari del tensioattivo, chiamati micelle, e sono lavati via dall’acqua. La maggior parte dei prodotti per la pulizia domestica o commerciale contengono tensioattivi efficaci.

La temperatura dell’acqua nella lavatrice non conta, purché si usi un detersivo. Il calore elevato e concentrato dell’asciugatrice offre un’ulteriore protezione: è sufficiente per uccidere la maggior parte dei microrganismi.

Stirare le mascherine in tessuto

Come oramai sappiamo, il virus non resiste alle alte temperature per cui la sua morte assicurata avviene intorno ai 60°C.

Il ferro da stiro può essere un metodo semplice ed alla portata di tutti per disinfettare una mascherina in tessuto, in quanto esso può facilmente raggiungere temperature molto elevate, anche sopra i 60° necessari per disattivare il virus.

Nel caso si usi il vapore è necessario assicurarsi che la mascherina si asciughi nel più breve tempo possibile per evitare muffe o altri danni da umidità eccessiva.

Scaldare la mascherina in acqua bollente

Un altro metodo alla portata di tutti per sanificare una mascherina in tessuto è sicuramente quello di farla bollire in acqua per qualche minuto. Anche qui è necessario assicurarsi dell’avvenuta asciugatura, appendendola in un posto quanto più possibile ventilato.

Scaldare la mascherina nel microonde

Nel caso in cui la mascherina non presenti inserti metallici come graffette o linguette per adattarla al naso, è possibile utilizzare anche il microonde per sanificarla. 30 secondi ad 800W dovrebbero bastare, stando però attenti a non utilizzare questo metodo nel caso di mascherine in materiale infiammabile o polimerico, per evitare di danneggiarla con il calore intenso.

Scaldare la mascherina in forno

Se non avete un microonde non disperate, possiamo utilizzare il classico forno. Basta impostarlo a 70 °C per almeno 20/30 minuti. Anche in questo caso vale quello che abbiamo detto prima: fate attenzione alla tipologia di tessuto utilizzato per la mascherina di protezione.

Soluzione idroalcolica

Per procedere alla sanificazione bisogna procurarsi un contenitore con coperchio, nel quale mettere una ridotta quantità di alcol denaturato (quello rosa, per intenderci).

Agganciare gli elastici della mascherina al coperchio, in modo da fissarla nella parte interna del coperchio stesso e poi chiudere, lasciando agire l’alcol tramite evaporazione dalle due alle quattro ore. Un’alternativa può essere spruzzare la mascherina con una soluzione idroalcolica, come l’Amuchina, avendo cura di non eccedere nella bagnatura.

Poi, posare la mascherina su una superficie sanificata con acqua e sapone o con soluzione idroalcolica al 75-85% e lasciarla asciugare. La parte esterna del dispositivo deve essere rivolta verso l’alto.

Sterilizzare con gli ultravioletti

L’ultimo metodo di cui andremo a parlare, efficace e collaudato per disinfettare le mascherine, è l’utilizzo di raggi ultravioletti, soprattutto UVC. Si tratta di un metodo sicuramente più dispendioso dei precedenti, ma in grado di garantire un minor danno dei tessuti e privo di residui che possono essere inalati al momento del riutilizzo della mascherina.

La radiazione ultravioletta è efficace poiché l’esposizione di batteri, germi e virus a specifiche lunghezze d’onda è in grado di modificarne il patrimonio genetico fino a disattivarne ogni attività.

Per procedere secondo questa tecnica bisognerà quindi dotarsi di uno sterilizzatore UVC, reperibile su molti siti di e-commerce come Eurocali o altri ed utilizzarlo secondo le istruzioni allegate.