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Ormai si sente sempre più spesso parlare di inquinamento luminoso e, solitamente, c’è molta confusione al riguardo: come può la luce, base della vita, essere dannosa?
L’inquinamento luminoso è l’emissione di luce al di fuori delle aree in cui questa è funzionale alla visione notturna. In altre parole si può definire come l’introduzione di luce artificiale e indesiderata nell’ambiente.
L’alterazione è più o meno elevata a seconda della località in cui ci si trova e provoca danni:
- Sulla salute umana
- Ambientali
- Economici
- Culturali
Che cos’è l’illuminazione?
L’illuminazione è una delle componenti basilari del microclima in quanto parte fondamentale non solo del benessere, ma anche della vera e propria esistenza degli organismi. Infatti la luce è la base della fotosintesi, processo biologico indispensabile per la vita. Tale fenomeno fisico è caratterizzato da parametri ben precisi:
- Intensità luminosa
- Flusso luminoso, ovvero il rapporto tra la sensazione luminosa e la potenza della sorgente
- Luminanza, cioè la quantità di luce che attraversa una superficie unitaria
- Illuminamento
- Efficienza luminosa
Ma da che cosa è provocato l’inquinamento?
L’inquinamento luminoso di cui oggi non solo noi paghiamo i danni è esclusivamente di origine antropica. Infatti, è opportuno notare che le zone in cui l’inquinamento è più concentrato coincidono con i centri abitati e, specialmente, con le grandi città. Questo è anche collegabile alla presenza delle industrie e delle fabbriche che sono operative tutto il giorno e tutta la notte.
Tale fenomeno, spesso e malauguratamente sottovalutato, è causato in modo preponderante dal soprannumero dei lampioni, solitamente non efficienti e che, di conseguenza, disperdono troppa luce (si può addirittura arrivare ad uno spreco del 50% con l’utilizzo dei classici lampioni a globo trasparente non schermato che si trovano in quasi tutti i centri storici delle città).
Sono molti gli elementi che illuminano solo parzialmente a terra e in modo predominante il cielo, come le luci delle fabbriche o quelle poste per illuminare i monumenti. Ovviamente, non è messa in discussione la loro utilità, bensì la loro efficienza energetica, che ha portato a danni rilevanti alla società e alla natura.
Quali sono i danni principali che l’inquinamento luminoso provoca?
Il primo problema, il più evidente, è provocato ai danni della volta celeste. È infatti divenuto ormai troppo arduo per gli astronomi osservare le stelle e i pianeti.
Questo è un duplice danno, sia per gli scienziati che per i filosofi e i letterati, i quali hanno sempre tratto una forte ispirazione da quei puntini luminosi che si stagliano freddi e lontani al buio.
Per quanto riguarda l’astronomia, il deterioramento maggiore deriva dal fatto che, non riuscendo a vedere ciò che accade sopra (e intorno) a noi, diventa improbabile prevedere, se non con l’ausilio di sonde e strumenti elettronici, meteore, scontri e altri fenomeni.
Un problema forse meno noto è legato allo spreco energetico (tenere le luci accese quando non servono costa molto di più, sia economicamente che dal punto di vista ambientale) e all’abbagliamento urbano. Infatti, passare da ambienti troppo illuminati a luoghi in cui la luce è meno intensa è pericoloso per gli automobilisti, che rimangono abbagliati e non riescono a vedere molti pericoli sulla strada, ivi compresi i pedoni.
Come l’uomo, anche gli animali hanno bisogno del ciclo di luce e buio. Ormai troppi animali, come pipistrelli o gufi, sono disorientati dalle troppe ore di luce, cosa che colpisce anche il ciclo di fotosintesi della flora, attivato dalle radiazioni luminose.
Per quanto riguarda la nostra salute, è provato che anche una piccola quantità di luce durante le ore notturne, inibisce la produzione di melatonina, ormone che, appunto, è secreto di notte e permette di rallentare il metabolismo basale e il ritmo cardio-respiratorio.
Che cosa prevede la legge italiana sull’inquinamento luminoso?
In Italia ci sono circa tre normative che fanno riferimento in modo più o meno indiretto al tema dell’inquinamento luminoso: UNI10819, UNI10439, UNI9316.
Queste norme sono in accordo con le richieste e le esigenze sia delle associazioni ambientaliste, sia con quelle dell’ordine dei medici.
Per prima cosa è previsto un adeguato tipo di apparecchio illuminante: al bando le vecchie sfere in vetro e via libera ai semi cilindri e alle lampade che indirizzano con calotte chiuse e semisferiche la luce solo nella direzione necessaria per evitare la dispersione del flusso verso l’alto e diminuire l’intensità luminosa, permettendo anche di risparmiare (così come se si utilizzano lampade a basso consumo).
Ogni Comune, in più, dovrebbe avere un tetto massimo di flusso luminoso, ovvero si dovrebbe limitare circa del 10% il flusso verso l’alto, tenendo anche in considerazione le caratteristiche geografiche e delle infrastrutture.
Inoltre si stanno cercando di circoscrivere le zone in cui l’illuminamento è necessario e non solo un abbellimento estetico come accade per alcune costruzioni e/o università, illuminante anche se non vi è nessuno all’interno.
Solo cinque regioni italiane sono ancora prive di una legge contro l’inquinamento luminoso (Sardegna, Sicilia, Calabria, Trentino-Alto Adige e Molise), mentre Piemonte e Lombardia sono tra le promotrici di nuovi interventi.
Ma il primo promotore, la maggiore salvaguardia, dovrebbe venire da noi. Per milioni di anni il cielo, le stelle sono stati custodi di amori, paure, progetti e hanno guidato l’uomo verso nuovi mondi. Qualora per noi il cielo si spegnesse, si spegnerebbe anche la magia che in esso è racchiusa. Possiamo ancora combattere l’inquinamento luminoso.