Fino a non poco tempo fa il Portogallo deteneva il record di paese europeo in cui si spendeva di più per le bollette della luce e del gas, ma dal 1 luglio 2019 le cose sono decisamente cambiate in meglio, sia per i consumatori portoghesi sia per i numerosi expat che lo hanno scelto come nuova casa in cui vivere.

Il governo portoghese ha deciso di ridurre l’IVA sulla luce e sul gas naturale dal 23% al 6%.

La misura, inizialmente annunciata per il 1 giugno 2019, è diventata effettiva soltanto un mese dopo in quanto, prima di attuarla, la coalizione di sinistra in carica dal 2015 ha dovuto aspettare l’autorizzazione dell’Unione Europea.

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La stessa, o almeno, queste sono le intenzioni del governo portoghese, dovrebbe permettere al portafoglio dei privati di tirare un sospiro di sollievo, soprattutto dopo che il precedente esecutivo di destra, nell’agosto del 2011, aveva deciso di portarla fino al 23%, ma cosa è cambiato nei fatti per il Portogallo con l’introduzione dell’IVA al 6%?

IVA sull’elettricità e sul gas naturale al 6% in Portogallo: cosa è cambiato?

La nuova IVA del 6%, decisa dal governo portoghese, consente un risparmio mensile medio di 0,75 euro sulla bolletta dell’elettricità e di 0,80 euro su quella del gas, quindi in entrambi i casi si arriva ad un risparmio annuale di 10 euro (o poco più).

L’IVA più bassa si applica nella parte fissa della fattura, che rappresenta circa il 20% del valore finale, e soltanto ai clienti che hanno un contratto con una potenza fino a 3,45 kilowatt.

Nel caso del gas naturale, la riduzione viene applicata ai clienti con un consumo a bassa pressione non superiore ai 10mila metri cubi all’anno.

La riduzione dell’IVA sull’elettricità e sul gas naturale è stata inclusa nel Bilancio di Stato 2019. Il governo portoghese, per raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 6% nella bolletta elettrica delle famiglie, ha anche approvato un trasferimento di 190 milioni di euro nel deficit tariffario.

Agosto 2011: perché l’IVA era salita fino al 23% in Portogallo?

L’aliquota IVA sull’elettricità e sul gas era salita nel 2011 dal 6% al 23% dopo che il Portogallo aveva chiesto aiuto all’Unione Europea e l’intervento della troika nel tentativo estremo di salvare il Paese.

Come la Grecia prima, e la Spagna in seguito, il Portogallo fu uno dei Paesi più duramente colpiti dalla crisi economica, pertanto fu obbligato a richiedere questo tipo di aiuto per evitare il rischio di insolvenza sovrana.

Il Portogallo, dopo essersene liberato una prima volta nel 2012, dovette ritornare nella troika nel 2014, per poi salutarla in modo definitivo un anno dopo, nel 2015, quando salì il nuovo governo di sinistra.

Il Portogallo, fino al 1 luglio 2019, era il terzo Paese con l’energia elettrica più costosa in assoluto, superato soltanto dalla Danimarca e dal Belgio, e anche con le bollette più alte anche per quanto riguarda il gas naturale, un record che era battuto soltanto dalla Svezia e dall’Irlanda.

E in Italia?

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In Italia purtroppo potrebbe verificarsi l’opposto di quanto accaduto in Portogallo e l’IVA, dal 10% per la corrente elettrica e dal 22% per il gas naturale e per gli altri utilizzi, potrebbe salire fino a toccare la soglia record del 24,2%.

Il pericolo, tuttora reale a causa della Legge di Stabilità del 2015 che ha introdotto un piano di salvaguardia dei conti dello Stato Italiano puntando sull’aumento graduale dell’IVA, finora è stato scongiurato, ma le cose potrebbero cambiare già all’inizio del 2020.

L’unica speranza a questo punto è l’esito del dibattito che sta continuando ad imperversare nel Senato Italiano: è legittimo pagare l’IVA sulle bollette della luce e del gas oppure c’è un modo per scrollarsela di dosso?

Affaire à suivre, come direbbero i francesi, anche se, visto che i cittadini italiani devono già affrontare non poche spese e tasse, la maggioranza si augura che non vi siano ulteriori aumenti.