Di cosa ha bisogno una città per poter essere definita “smart”? Deve essere innanzitutto gestita da un’amministrazione pubblica che ha a cuore il benessere e la salute dei propri cittadini.
- Investire su tecnologie a basso impatto emissivo
- Avere infrastrutture stradali per medie e lunghe distanze destinate al sempre maggiore numero di ciclisti che attraversano il territorio
- Avere un sistema di car sharing in grado di permettere ai cittadini di poter fare a meno dell’auto privata
- Investire nella mobilità pubblica facilitando e potenziando un sistema di autobus e tram (preferibilmente elettrici)
- Avere sul proprio territorio una buona parte di edifici ad alte prestazioni energetiche (a partire dall’involucro esterno, passando per degli adeguati sistemi di climatizzazione dell’aria).
Ci sono tanti altri aspetti che possono trasformare un centro abitato in un’invidiabile smart city. Uno tra i tanti, il quale non si può però assolutamente trascurare, riguarda l’illuminazione pubblica di strade, parchi, edifici, ecc.
Se si pensa che il primo luogo pubblico illuminato tramite elettricità in Italia fu Piazza del Duomo a Milano nel lontano 1884, ci si rende conto di quanto il capoluogo lombardo fosse già allora attento ai metodi più innovativi per migliorare la zona più centrale della città. Nonostante i chiari interventi di ammodernamento della rete elettrica, gli impianti di illuminazione pubblica, in gran parte del nostro paese, sono per lo più vecchi e alimentano lampade a incandescenza che consumano molto e non rendono quanto voluto. Le soluzioni più moderne permettono di accomunare l’efficienza luminosa con strutture di design, che rendono più vivibile la città e più amabile passeggiare nei suoi parchi.
Per aumentare il proprio contributo per un’Italia più sana e pulita e dopo essere riusciti a piazzare Milano al secondo posto nella classifica delle città smart italiane (grazie soprattutto a un ottimo e retificato sistema di car sharing), la regione Lombardia ha stanziato un fondo di 45 milioni di Euro per un bando sull’illuminazione pubblica intelligente. Una cifra importante relativa a un solo aspetto delle città e che non può che far ben sperare che altre regioni facciano lo stesso in futuro.
A chi è rivolta questa iniziativa? Quali sono gli obbiettivi?
L’iniziativa, dedicata ai comuni lombardi e quindi al settore pubblico delle città, è finalizzata a combattere l’inquinamento luminoso e gli sprechi di energia, integrando le reti di distribuzione con servizi tecnologici, soprattutto LED, in grado di far raggiungere lo scopo alle amministrazioni.
L’assessore regionale per l’Ambiente, l’Energia e lo Sviluppo sostenibile, Claudia Terzi, si è detta molto soddisfatta di aver trovato un accordo con la regione e ha espresso tutto il suo entusiasmo al workshop “Illuminazione pubblica nei Comuni: risparmio, sviluppo e valorizzazione“, svoltosi a Palazzo Lombardia: “Grazie alle nuove tecnologie presenti sul mercato si aprono oggi scenari nuovi in materia di reti e infrastrutture, che consentiranno di migliorare l’efficienza energetica, proteggerci dall’inquinamento luminoso ed offrire un miglioramento della qualità di vita dei nostri cittadini“.
“Tra gli obiettivi più significativi che abbiamo inserito – ha sottolineato ancora Claudia Terzi in relazione alla Legge regionale 5 ottobre 2015, n. 31, detta “Legge Luce” – ci sono l’efficientamento degli impianti di illuminazione esterna attraverso sorgenti luminose a ridotto consumo e ad elevate prestazioni illuminotecniche, il risparmio energetico mediante il contenimento dell’illuminazione artificiale, la salvaguardia delle condizioni naturali nelle zone di particolare tutela dall’inquinamento luminoso, la riduzione dell’inquinamento luminoso sul territorio regionale nel preminente interesse della tutela della salute dei residenti“.
La programmazione regionale si è concentrata particolarmente sull’illuminazione pubblica in chiave “smart”, ma non ha tralasciato altri due assi d’intervento significativo come la mobilità sostenibile e la ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico in chiave energetica.
A proposito del secondo punto, un altro investimento è in fase di discussione sulle scrivanie delle amministrazioni lombarde: si prevede infatti che il Bando Free partirà entro fine anno e sarà dedicato alla riduzione dei fabbisogni energetici e delle emissioni di CO2 degli edifici pubblici esistenti di proprietà dei Comuni, delle Unioni di Comuni e delle Comunità Montane della Lombardia e si concentrerà in particolare sugli enti locali.
La scelta nasce dalla considerazione che gli edifici pubblici in Lombardia hanno oggi una qualità energetica molto bassa; i Comuni, che sono i proprietari di oltre il 50 per cento di questo patrimonio edilizio, debbono essere supportati, perché possano realizzare interventi di ristrutturazione che diversamente non sarebbero per loro economicamente sostenibili.
In questo modo la regione Lombardia spera di ridurre i consumi tra l’8 e il 12% e, aumentando l’utilizzo di fonti rinnovabili, riuscirà a rientrare negli obiettivi imposti con il protocollo europeo “Burden Sharing”, per il quale l’obiettivo regionale è del 11,3% entro il 2020, ottenuto dal rapporto tra consumi finali lordi da fonti rinnovabili e consumi finali lordi totali.