Il 23 giugno scorso è stato annunciato a palazzo Chigi dal Premier Matteo Renzi il nuovo decreto dedicato alle energie pulite e sostenibili.
In seguito al recente referendum sulle trivellazioni e in seguito alle numerose domande che gli italiani hanno posto al riguardo, il governo si è voltato verso le energie rinnovabili con un decreto importante da 9 miliardi di euro, da dedicare a tutte le energie rinnovabili ad esclusione del fotovoltaico.
Questo nuovo progetto legislativo è stato presentato dal presidente del consiglio insieme ai ministri dell’Ambiente Galletti e dello Sviluppo economico Calenda. Quest’ultimo ha riassunto come questi incentivi saranno distribuiti: “Il 50% lavora su quelle fonti che hanno un risultato molto positivo immediatamente, quasi in equilibrio, per esempio l’eolico.
Il 25% sarà su tecnologie di frontiera, come il termodinamico di cui abbiamo la tecnologia, ma non un posto dove sia stata implementata in Italia. L’ultimo 25% va al grande tema dell’economia circolare, quindi biomasse, parti di scarto.
Ecco i Dettagli del Decreto
Provando ad analizzare in maniera più specifica i dati forniti, il comunicato stampa di palazzo Chigi mostra il criterio di distribuzione delle risorse monetarie. Il mezzo energetico più sfruttato di tutti è l’Eolico on-shore ed off-shore.
Che l’eolico sia così vincente nel nostro territorio può anche apparire oltremodo evidente: l’Italia è una penisola, circondata dal mare e quindi soggetta a forti correnti.
Il primo rappresenta un settore a basso costo incentivo che ha dimostrato di poter sviluppare un’ampia concorrenza sulle procedure di accesso. Gli investimenti promossi hanno un forte ascendente sull’economia nazionale, soprattutto riguardo la componentistica e sulla filiera distributiva.
Nel frattempo, per quanto riguarda l’off-shore, si prevede di recuperare investimenti già avviati nel settore e di sperimentare una tecnologia non diffusa in Italia.
A seguito della potenza del vento si possono ritrovare l’idroelettrico, che come per l’eolico, si parla di una tecnologia a basso costo di incentivazione, con un buon potenziale di crescita soprattutto di piccoli impianti e buone ricadute sulle economie correlate a livello nazionale; e il geotermico, un settore in cui l’Italia vanta una indubbia leadership internazionale, anche se il decreto non si concentra solo sul geotermico tradizionale, ma anche su nuove soluzioni con tecnologie in fase di sviluppo e sperimentali a basso impatto ambientale.
Biomasse e rifiuti ricoprono un forte ruolo del decreto, si vuole valorizzare a livello energetico la produzione di scarti e residui che può rappresentare un’importante modalità di integrazione tra agricoltura ed energia oltre che di promozione dell’economia circolare con positive ricadute sull’economia territoriale.
Per quanto riguarda il caso dei rifiuti, si cerca uno strumento per la chiusura del loro ciclo, nel rispetto della gerarchia europea di priorità di trattamento.
Infine non è affatto da dimenticare, soprattutto per i brevetti sviluppati e registrati in Italia nel settore, il solare termodinamico, che può rappresentare una vera risorsa di svolta per il futuro.
All’incontro di palazzo Chigi hanno presenziato l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e quello di Enel Francesco Sturace che hanno già annunciato una joint venture per approfittare di questo decreto, cercando di sottolineare l’impegno delle due multinazionali nel settore delle rinnovabili e delle green; “Eni – ha ricordato Descalzi – è una compagnia oil and gas, il nostro core business, ma abbiamo una missione che è quella di andare verso un futuro low carbon”. “Sommando gli investimenti annunciati sulle rinnovabili per i prossimi dieci anni, superiamo i dieci miliardi” ha precisato il ministro dell’Ambiente Galletti, ricordando l’introduzione del conto termico 2.0, lo sconto fiscale sull’Ecobonus, l’efficientamento delle scuole e la mobilità sostenibile.
Il decreto cerca di invogliare quindi le aziende private e gli enti pubblici a investire nel campo delle energie green e del rinnovabile e non si può far altro che sperare che queste nuove proposte potenzino sempre di più lo sfruttamento delle risorse che il nostro territorio ci offre.