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Per la prima volta nella sua storia, l’Italia ha dato vita a un Ministero per la Transizione Ecologica, ovvero un’istituzione specifica per la trasformazione del sistema produttivo italiano verso un modello più sostenibile.
Questo è più di un Ministero dell’Ambiente potenziato: si tratta, infatti, di un concetto nuovo che mira a sovvertire l’intero approccio alla produzione, al consumo e allo stile di vita nel Paese in generale.
Il Ministero, nato con il governo italiano di Mario Draghi ed è guidato da Roberto Cingolani, fisico ed ex capo dell’Istituto Italiano di Tecnologia.
Quale sarà il ruolo del nuovo Ministero italiano della Transizione Ecologica?
Nello specifico, il Ministero giocherà un ruolo importante nella decisione su come spendere 70 miliardi di euro sui 209 stimati per il Piano di Ripresa, lo schema europeo per il rilancio dell’Italia, di cui le forze politiche verdi costituiscono più di un terzo (37%).
L’idea di un Ministero per la Transizione Ecologica non è nuova di per sé, ma si basa sull’esempio di Paesi come la Francia e la Spagna.
In Francia, il Ministero ha maturato tra i suoi doveri un principio di giustizia sociale, il che significa che non si occupa solo di protezione ambientale, ma gestisce anche i trasporti, il settore energetico, le politiche abitative e la salvaguardia della biodiversità.
In Spagna, un Ministero simile è stato fondato specificamente con l’obiettivo di promuovere una legge sui cambiamenti climatici e creare una strategia energetica globale per il Paese.
In Svizzera, un dipartimento federale specifico dedicato alla transizione verde riunisce sotto di sé diversi settori: l’ambiente, i trasporti, l’energia e le comunicazioni.
In Italia, il neonato Ministero per la Transizione Ecologica sta per raccogliere alcune delle principali responsabilità che, normalmente, spettano al Ministero per lo Sviluppo Economico.
In particolare, porterà avanti tutte le attività che ruotano attorno alle politiche energetiche, alle emissioni dei trasporti, alle risorse energetiche alternative, alle politiche di sviluppo sostenibile, all’economia circolare e alle politiche correlate.
Oltre a questi, il Ministero si occuperà anche delle responsabilità ambientali più classiche, come la gestione corretta dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche e la difesa dell’ambiente.
MITE, la sigla del nuovo Ministero spiegata da Roberto Cingolani
Parlando del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani ha evidenziato come la sigla dello stesso (MITE) lanci già di per sé un messaggio molto importante:
“La sigla del nuovo Ministero è MITE, che in italiano significa gentile. La gentilezza è la virtù perduta che dobbiamo recuperare e che suggerisce come vogliamo lavorare: costruire sulla forza delle nostre motivazioni e sulla consapevolezza della sfida sociale e ambientale, discutendo pur essendo aperti, e avendo cura delle generazioni future. La sfida è impressionante, non abbiamo molto tempo.”
Chi ha voluto la nascita del nuovo Ministero?
La nascita del nuovo Ministero italiano per la Transizione Ecologica è stata molto spinta dal Movimento Cinque Stelle e, nello specifico, dal suo fondatore, Beppe Grillo, che ha incontrato il premier Mario Draghi per discutere l’argomento in occasione delle consultazioni presidenziali.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, la presenza del Movimento Pentastellato nel nuovo governo era vincolata dalla fondazione di questo ministero:
“La transizioni ecologica non significa solo questioni ambientali e verdi. Rivedremo completamente il concetto di lavoro e di impresa e apriremo un percorso moderno e innovativo che ci renderà molto più competitivi in Europa e nel mondo: significa anche creare opportunità di lavoro nuove, stabili e durature”
Ha aggiunto il ministro degli Esteri e membro attivo del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio.
Cosa ne pensano le associazioni ambientaliste italiane di questa svolta?
Secondo Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia, il settore politico in Italia non ha mai considerato come prioritaria l’emergenza climatica. L’approccio del premier Draghi, peraltro, è molto diverso.
Anche Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, una delle principali organizzazioni ambientaliste del Paese, ha accolto con favore la formazione di questo nuovo ministero:
“Le risorse del Piano di Risanamento sono tante e tutte da spendere per i progetti giusti: impianti eolici e fotovoltaici, impianti per l’economia circolare, accanto alla necessità di semplificare la burocrazia, di rafforzare il controllo ambientale e di professionalizzare la pubblica amministrazione.”
Le parole di Draghi, per Ciafani, danno a Legambiente e alle altre associazioni ambientaliste italiane molta speranza.