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Dalla notte dei tempi, ciò che è ignoto ha sempre manifestato il suo forte fascino e ha sempre spinto le folle verso la sua scoperta.
L’avvento di internet e, soprattutto dei social, ha ingigantito questo fenomeno, estremizzando, sotto ogni punto di vista, il concetto di scoperta e di rivelazione del “non conosciuto”.
Sono nati così i famosi medici laureati presso la “Google University” e la schiera di fantomatici scienziati da tastiera che si accalcano nel commentare (e giudicare!) le ultime innovazioni tecnico-scientifiche.
Ma, come si diceva all’inizio, tutto questo è sicuramente “colpa” del nostro cervello che adora, sopra ogni cosa, credere all’impossibile; e, se ci fossimo fermati a questo, la cosa sarebbe tutt’altro che negativa: in fin dei conti, è la curiosità che ha portato alle più grandi scoperte.
Il problema nasce quando le teorie del complotto portano la loro meravigliosa fantasia nella nostra quotidianità, spargendosi ovunque con straordinaria velocità.
Questi giorni, caratterizzati da paura del contagio, mascherine, quarantena, provvedimenti istituzionali e, purtroppo, anche morte, sono terreno fertile per paragoni con immagini hollywoodiane e futuri distopici.
È così che il virus Covid-19 diventa oggetto di qualsivoglia illusione di massa, soprattutto legata alla sua origine.
Le origini del nuovo Coronavirus: tra deduzioni fantasiose e evidenze scientifiche
Una delle ultime news sulla bocca di tutti è stata suggerita da un vecchio servizio di TGR Leonardo dove si parlava di un virus prodotto in laboratorio da un team cinese e ottenuto tramite la combinazione di una proteina proveniente da un Coronavirus dei pipistrelli (non molto diverso da quello dell’attuale pandemia) con un virus della Sars che colpisce i topi.
L’obiettivo di quell’esperimento era capire meglio come la proteina studiata potesse infettare l’uomo.
Beh, effettivamente la storiella è accattivante e fortemente legata a quanto sta accadendo oggi nel mondo.
Difatti, il primo pensiero dedotto da tutto ciò ha portato, i più, a credere che l’attuale virus Covid-19 sia sfuggito al controllo di quel laboratorio cinese e, i più complottisti, a credere che sia stato un ricercatore a diffondere volontariamente il “nemico invisibile” contro cui stiamo combattendo.
Fiumi di post e di tweet hanno permesso a questa notizia di girovagare per ogni dove.
Ora, che quell’esperimento sia stato condotto non c’è dubbio (risale, per l’esattezza, a 5 anni fa), ma uno studio internazionale, pubblicato su Nature Medicine, smentisce l’origine artificiale del virus che sta flagellando soprattutto il Nord Italia.
Lo studio, che ha avuto per oggetto il genoma del nuovo Coronavirus e di virus affini, afferma che Sars-Cov-2 non è frutto di strane manipolazioni umane bensì è semplicemente derivato dell’evoluzione naturale di virus della famiglia Coronavirus.
Kristian Andersen, il ricercatore dello Scripps Research Institute di La Jolla (USA) che ha coordinato il lavoro, spiega: “Confrontando i dati genetici ad oggi disponibili per diversi tipi di Coronavirus, possiamo risolutamente determinare che il Sars-Cov-2 si è originato attraverso processi naturali“.
Il metodo con cui il virus attacca l’uomo è ciò che lo rende “naturale”
Gli scienziati hanno in particolare analizzato il gene di una proteina chiave nel processo infettivo, una proteina dell’involucro esterno del virus, chiamata “spike“, che serve al microorganismo per attaccarsi alle cellule umane e infettarle.
La proteina spike possiede una sorta di “uncino molecolare”, definito porzione RBD (receptor-binding domain), grazie al quale riesce a legarsi alle cellule umane: come via di accesso viene utilizzata la molecola ACE2, un recettore fondamentale nella regolazione della pressione del sangue. Il legame fra RBD e ACE2 è essenziale per far avvenire l’infezione.
Quando si realizza, tale legame risulta talmente perfetto, spiegano, da poter derivare solo da un’evoluzione naturale, poiché tale livello di perfezione non può essere raggiunto dall’ingegneria genetica.
“Questa e altre caratteristiche del virus, come la sequenza genetica di RBD e la ‘spina dorsale’ del virus – conclude Andersen – ci portano a scartare l’ipotesi della manipolazione di laboratorio come possibile origine del Sars-Cov-2”.
Servono altre ricerche per conoscere meglio il Covid-19
Inoltre, nell’articolo su Nature Medicine sono state riportate le immagini delle sequenze di amminoacidi relative alle proteine spike di: due Coronavirus umani, il Sars-Cov e l’attuale agente virale Sars-Cov-2, tre Coronavirus di pipistrello e un Coronavirus di pangolino. Il risultato è che il virus attuale è strettamente imparentato con gli altri virus appartenenti alla stessa famiglia.
Le differenze sono piccole ma significative, originatesi probabilmente per mutazione spontanea. Non c’è nessuna evidenza che possano essere state prodotte in laboratorio. Quel che resta da scoprire è se le mutazioni sono intervenute quando il virus aveva già invaso la specie umana, o mentre era ancora ospite di cellule di un animale, pipistrello o pangolino probabilmente, o, infine, durante il passaggio dalla specie precedente, alla nostra. I ricercatori non sanno ancora dirlo con certezza: la cosa richiederà altro lavoro.
Insomma, non sprechiamo troppe forze per capire chi o cosa abbia generato tutto ciò ma concentrarci fortemente sul combattere, tutti insieme, questo nemico comune.