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Chi ha gli studi di storia ancora freschi nella memoria, si ricorderà bene della “morte nera”: la pestilenza che, partendo dalla Cina, flagellò Asia ed Europa a cavallo degli anni ’50 del 1300 mietendo milioni di vittime.
Nonostante la comune nazione di partenza, l’attuale pandemia da Covid-19 ha, fortunatamente, caratteristiche profondamente diverse dalla peste, che si è ripresentata a più riprese nei secoli successivi e che non ha ancora una terapia capace di debellarla definitivamente.
Sin dalla sua prima apparizione nella città cinese di Wuhan, nel dicembre dell’anno scorso, si è iniziato a parlare di ricerche mediche relative al vaccino contro il nuovo coronavirus.
Infatti, come avviene per molte altre malattie virali (e non solo), la protezione più efficace contro il contagio è la vaccinazione, che permette al nostro sistema immunitario di sviluppare e “memorizzare” la stategia difensiva capace di combattere contro il nemico designato.
Purtroppo gli studi necessari per la produzione e le relative sperimentazioni di un vaccino efficace rendono lunghi i tempi di attesa e, finora, è stato il nostro corpo a combattere, con le proprie forze e capacità immunitarie, contro il Covid-19.
Quindi, per il momento, non c’è una cura specifica per trattare i pazienti che hanno contratto il nuovo Coronavirus. Tra le “cure” per le forme più gravi è prevista l’assistenza respiratoria e le terapie di supporto che alleviano i sintomi, oltre alla somministrazione di antibiotici necessari per contrastare le infezioni secondarie.
I possibili rimedi farmaceutici
La comunità scientifica, per la lotta al Covid-19, si sta indirizzando verso l’utilizzo di farmaci antivirali già approvati e utilizzati per altre patologie, nella speranza che sia efficace qualcosa che abbiamo, sin da subito, a portata di mano. I risultati di alcune delle sperimentazioni in tale direzione sono stati resi noti, altri saranno pubblicati nelle prossime settimane.
Ci sono molti farmaci che stanno dando risultati più o meno incoraggianti:
- clorochina/idrossiclorochina, antimalarici utilizzati anche nel trattamento di alcune malattie autoimmuni e che hanno dato, in sperimentazioni condotte in Cina e in Francia, risultati a parole incoraggianti, ma poco suffragati da dati scientifici;
- remdesivir, il farmaco originariamente pensato contro l’Ebola e che sembra ostacolare i Coronavirus di SARS e MERS; occorrerà qualche altro mese per avere i risultati dei cinque trial clinici su larga scala;
- ritonavir/lopinavir, combinazione di farmaci utilizzata contro l’HIV e che aveva dato effetti positivi contro SARS e MERS mentre, in uno studio clinico controllato condotto a Wuhan, non ha portato ai risultati sperati.
Tutti questi farmaci fanno parte del trial clinico globale (Solidarity) annunciato dall’OMS e sono considerati, finora, le armi più promettenti contro il Covid-19.
Discorso a parte merita il favipiravir, un antivirale commercializzato col nome Avigan e prodotto dalla giapponese Toyama Chemical del gruppo Fujifilm. Il farmaco è stato sviluppato come medicinale per combattere virus influenzali emergenti, impedendo la replicazione del loro materiale genetico, e in Giappone viene utilizzato dal 2014 solo in casi di emergenza (inefficacia degli altri antinfluenzali). Per ora, l’Avigan non è autorizzato né in Europa né negli USA.
Ma la situazione potrebbe cambiare.
Gli studi condotti in Cina con il favipiravir hanno mostrato risultati migliori rispetto ad altri antivirali: accelerazione nei tempi di scomparsa del virus nel sangue e miglioramenti nelle TAC polmonari.
La posizione italiana sull’Avigan
Il nostro Paese, tra i più colpiti a livello mondiale, sta cercando di combattere, in tutti i modi e con tutti i mezzi possibili, contro il Covid-19 e l’Avigan potrebbe rientrare tra le armi più efficaci.
“Il direttore generale dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), Nicola Magrini, mi ha comunicato che, dopo una prima analisi sui dati disponibili relativi ad Avigan, il Comitato sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia.
Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso” ha affermato in un comunicato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.
La palla è stata subito raccolta dal governatore della Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, Attilio Fontana. “Il nuovo farmaco Avigan, non si sa se funzioni o non funzioni, ma adesso potrà essere testato, grazie alle sollecitazioni che abbiamo inviato a Roma perché venisse immediatamente sperimentato: la sperimentazione, grazie all’ok dell’AIFA, inizierà immediatamente in Lombardia e speriamo che contribuisca a eliminare questo maledetto virus”.
Grande entusiasmo è stato espresso anche da Luca Zaia, alla guida del Veneto, altra regione pesantemente colpita. “Il Veneto è pronto a sperimentare il medicinale. Se c’è anche solo la minima possibilità, io sono convinto che si debba procedere. È giusto e corretto non dare facili speranze. È, tuttavia, pur vero che non bisogna lasciare nulla di intentato nella lotta alla peggiore epidemia dal dopoguerra a oggi”.
Intanto, gli esperti sembrano voler essere molto più prudenti della politica
Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, ha invitato alla cautela: “Un conto sono le opzioni da testare e validare, e ben vengano le sperimentazioni, altro è definire alcune opzioni terapeutiche come la soluzione di un problema così importante come Covid-19. Prima di arrivare a dire di aver trovato soluzioni definitive servono prove inconfutabili.
Nel caso di questo farmaco specifico, a oggi, non abbiamo evidenze precise e inconfutabili. Per questo, raccomando cautela e prudenza per non generare speranze che potrebbero restare deluse e frustrate”.
Insomma, per ora abbiamo poche certezze e il modo migliore per evitare il contagio resta il rispetto delle semplici regole che il Premier Conte continua a ripeterci: se stiamo a casa, limitiamo gli assembramenti e prendiamo precauzioni, come mascherine e guanti, riusciremo ad uscire, ben presto, da questa situazione “surreale”.